Superbonus 110%: Italia Solare e le associazioni di categoria chiedono la proroga dopo il 2022

9, Set 2021 | Efficienza energetica

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Il Superbonus 110% è nuovamente al centro dell’attenzione, e non solo perché rappresenta un successo, avendo contribuito a rilanciare la filiera edile, che veniva da un periodo complicato, e aiutando il Paese a raggiungere gli obiettivi di sicurezza sismica e di efficientamento energetico: la misura ha infatti riscosso grande partecipazione, secondo i dati Enea ad agosto, hanno raggiunto 5,2 miliardi di euro le detrazioni del Superbonus 110% con 32.000 interventi con almeno un’asseverazione (Asid). (Se ve lo siete perso potete leggere l’articolo dedicato al successo del Superbonus qui.)

La priorità per le associazioni di energia rinnovabile e dei settori della produzione di eccellenza del Paese, adesso, è rendere il Superbonus sempre più sistemico con una proroga oltre il 2022. Solo così si potrà evitare di perdere importanti opportunità, incentivare nuove iniziative e, soprattutto, coinvolgere nella maniera più efficace gli istituti bancari, essenziali per finanziare gli interventi.

A sostenerlo sono le principali Associazioni di rappresentanza di molteplici settori produttivi: AIPE- Associazione Italiana Polistirene Espanso, ANIT- Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico, ANPE- Associazione Nazionale Poliuretano Espanso rigido, Assovernici, AssoESCo, CNA Costruzioni, Conflavoro PMI, FINCO con le sue Associazioni federate interessate al tema (Aceper, Acmi, Ait, Anaci, Anfit, Anfus, Assites, Assocompositi, Assofrigoristi, Assoverde, Fiper, Fire, Fondazione Promozione Acciaio, Harley Dikkinson Associazione, Pile, Unicmi, Zenital), Kyoto Club, Rete delle Professioni Tecniche, Rete IRENE, Renovate Italy, Legacoop Produzione e Servizi, e Altroconsumo, organizzazione indipendente di consumatori con oltre 345.000 associati.

Le attuali scadenze (confermate nella legge di conversione del DL59/2021 e dal Consiglio Europeo) prevedono il 30 giugno 2022 per gli edifici unifamiliari, il 31 dicembre 2022 per i condomini e gli edifici con massimo 4 unità immobiliari di unica proprietà (quest’ultimo solo se i lavori al 30 giugno 2022 sono già al 60%), il 30 giugno 2023 per i lavori degli IACP (prorogato al 31 dicembre 2023 se al 30 giugno 2023 i lavori sono già al 60%).

Il ministro dell’Economia Daniele Franco e il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile Enrico Giovannini lo hanno annunciato a parole ma la proroga al 2023 – sostengono le associazioni – “deve essere ufficializzata ora, attendere la legge di Bilancio 2022 provocherebbe il blocco del mercato, alimentando una situazione disastrosa per i cantieri e progetti in corso, che potrebbero essere bloccati o mal realizzati. L’impulso al settore delle costruzioni è inoltre strettamente legato all’opportunità di scontare subito o avere il credito in brevissimo termine. Quindi è indispensabile che si seguano le stesse scadenze anche per l’opportunità della cessione del credito e lo sconto in fattura (previsto dall’art.121 del DL 34/2020 convertito con la Legge 77/2020)”.

Diversamente, le tempistiche strette del Superbonus creeranno criticità che potrebbero vanificare un ottimo provvedimento che stava iniziando a rilanciare il mercato delle costruzioni in un periodo difficile per l’economia del Paese.

Per l’associazione Italia Solare, il Superbonus  non dovrebbe essere prorogato al 2023, ma “almeno fino al 2024”. Italia Solare sottolinea infatti come “la proroga dei termini del Superbonus al 2024 rappresenterebbe una risposta concreta ed efficace contro la gravissima crisi che si sta vivendo. In questo modo si metterebbero le aziende del settore edile e delle tecnologie per il risparmio energetico e delle rinnovabili nelle condizioni di investire, in primis assumendo personale con un’ottica di lungo periodo: si tratta di prezioso lavoro qualificato e con risvolti solidi e importanti per l’economia del Paese”.

La ratio del Superbonus è quella di intervenire sugli immobili più datati e quindi più energivori, cioè quegli immobili che caratterizzano le zone ad alta densità abitativa delle nostre città. La corsa a rispettare scadenze così brevi ha risvolti profondamente negativi anche per la carenza di materiali con allungamento dei tempi delle forniture e ulteriore aumento dei prezzi che sta già bloccando progetti che non rientrano più nei massimali e nella verifica di congruità.

“Questa situazione è già in atto – precisano le Associazioni – oggi infatti la scarsità di materiali e materie prime comporta l’attesa di minimo 4 mesi per la fornitura di prodotti e sistemi nonché dei ponteggi e delle opere accessorie. Non va dimenticato che gli interventi potenzialmente coperti dal Superbonus 110%   sono sostanziali e richiedono anche tempi mediamente lunghi di progettazione e fattibilità, senza contare che le opere di riqualificazione energetica di involucro vengono normalmente eseguite in periodi non troppo freddi, quindi su 12 mesi ne restano 8″.

Parimenti cresce la difficoltà di attivare la cessione del credito e lo sconto in fattura, opportunità fondamentali che devono andare di pari passo con i contratti e che quindi devono avere le stesse scadenze del provvedimento incentivante.

Se si vuole puntare ad una effettiva riduzione dei consumi e delle emissioni diventa fondamentale intervenire sui condomini e con progetti di rigenerazione urbana, con demolizione e ricostruzione. In entrambi i casi, le attuali scadenze o la proroga annuale non bastano. Per proporre, definire, decidere, deliberare, iniziare e finire un lavoro in edifici plurifamiliari sono necessari più anni e soprattutto certezze. Se non si dovessero finire i lavori entro la data di scadenza potrebbe decadere tutto o buona parte del beneficio.

Le associazioni restano in attesa di conferme scritte dal Governo che si è impegnato – almeno a voce, come già detto in precedenza- ad inserire l’estensione della misura fino al 2023 nella prossima legge di Bilancio.

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