La direttiva sull’efficienza energetica nell’edilizia è un pacchetto di norme proposto dall’Unione Europea con lo scopo di promuovere la ristrutturazione degli edifici esistenti e la costruzione di nuovi edifici ad alta efficienza energetica: l’Energy Efficiency Directive (EED) o direttiva EED ha infatti fissato i nuovi obiettivi di risparmio energetico al 2030 nei Paesi dell’Unione Europea. La direttiva ha stabilito che i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero entro il 2030 e gli edifici esistenti dovranno diventare a emissioni zero entro il 2050 (primo step raggiungere la classe energetica E entro il 1° gennaio 2030 e la classe D entro il 1° gennaio 2033).
Com’è noto il testo fa parte del progetto ‘Fit for 55’, con cui l’Unione europea vuole ridurre del 55% entro il 2030 le emissioni nocive rispetto ai livelli del 1990”. Nel dettaglio, “l’obiettivo del testo è di aiutare i Paesi membri a far sì che gli immobili siano meno dispendiosi, riducendo l’uso di fonti fossili, combattendo la povertà energetica e l’aria inquinata, nelle nostre case come nelle nostre città”.
Il testo della direttiva sull’efficienza energetica nell’edilizia andrà in revisione alla Commissione energia del Parlamento europeo il 9 febbraio 2023.
Come funziona la direttiva Efficienza Energetica
Che cosa prevede la revisione della direttiva?
Innanzitutto vengono riviste le classi energetiche attualmente esistenti, introducendo dei criteri comuni a tutti gli Stati membri: la proposta è di istituire classi energetiche chiuse dalla A alla G (articolo16, nella fascia più alta, la A, sono compresi gli immobili che rispondono alla descrizione di edificio a zero emissioni e nella più bassa, la G, rientra invece il 15% degli edifici con le performance energetiche peggiori).
Nel corso di un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore dall’irlandese Ciarán Cuffe relatore al Parlamento europeo della proposta di direttiva che vuole rendere gli edifici europei più efficienti dal punto di vista energetico, ha chiarito alcuni aspetti:
“Nella nostra proposta, vogliamo che gli edifici con le peggiori prestazioni (cioè appartenenti alle classi G, F ed E), pubblici e non residenziali, raggiungano la classe D entro il 2030. Gli edifici residenziali e di edilizia sociale hanno tempo fino al 2033 o più per raggiungere questo obiettivo. Sono previste deroghe specifiche in caso di circostanze nazionali giustificate, come ad esempio una temporanea carenza di lavoratori, o nel caso in cui gli Stati membri vogliano adeguare i requisiti di prestazione energetica per alcune parti del patrimonio edilizio”.
Gli edifici di nuova costruzione dovranno essere tutti a emissioni zero dal 2030 (già dal 2027 se di proprietà di enti pubblici).
Sanzioni: Saltate al momento le possibili limitazioni alla vendita o all’affitto della case per chi non possiede il bollino verde Ue, la direttiva infatti si applica agli Stati membri, non ai singoli cittadini: ciò significa che non prevede sanzioni per i proprietari degli immobili. Starà ai governi decidere quali sanzioni applicare, oltre all’automatica perdita di valore degli immobili non a norma.
Esenzioni: Dagli interventi sono escluse per ora le case di vacanza, i palazzi storici ufficialmente protetti, le chiese e gli altri edifici di culto. Ma anche le abitazioni indipendenti con una superficie inferiore a 50 metri quadrati.
Che cos’è la classe energetica
La classe energetica degli edifici è un dato che consente di comprendere quali sono i consumi energetici delle varie abitazioni.
Per differenziare le classi energetiche vengono usati degli indicatori che vanno da A4, che indica la classe energetica più performante a G, la meno performante. Ogni classe energetica è associata a un punteggio che va dal 10, associato alla classe più efficiente, fino all’1 della classe energetica G.
Le abitazioni di classe energetica E rappresentano la maggior parte degli immobili presenti oggi in Italia; sono state realizzate tra gli anni ’70 e ’90.
Gli edifici di classe energetica D sono abitazioni relativamente recenti che, a differenza delle abitazioni di classe energetica E, dispongono di un migliore isolamento termico perché i muri esterni sono stati ispessiti ed è stata migliorata la coibentazione del tetto.
Il valore Ep, invece, indica l’indice di prestazione energetica, che corrisponde all’energia totale consumata dall’edificio climatizzato per metro quadro di superficie ogni anno.
Interventi per migliorare la classe energetica
Per effettuare un adeguamento alla direttiva è richiesto un taglio dei consumi energetici di circa il 25%! Per ottenere un miglioramento di classificazione gli edifici dovranno effettuare gli stessi interventi previsti oggi per il Superbonus:
- coibentazione dell’edificio con il cappotto termico,
- installazione di nuove caldaie a condensazione,
- sostituzione degli infissi,
- installazione del fotovoltaico.
Stando ai dati Ance (Associazione nazionale costruttori edili) oltre 9 milioni di edifici residenziali, su 12,2 milioni, non rispettano le performance energetiche richieste; inoltre, il 74% dei nostri immobili è stato realizzato prima dell’entrata in vigore della normativa completa sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica, determinando così una grossa perdita di valore della maggioranza degli immobili italiani. In base agli ultimi dati Enea pubblicati lo scorso novembre, gli attestati di prestazione energetica per gli edifici italiani emessi nel 2021 si riferiscono per lo più (il 76%) ad immobili nelle classi più inquinanti, ossia classe E F G: più di 2 case su 3 dovrebbero essere ristrutturate!
Per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici è necessario redigere l’APE (Attestato di Prestazione Energetica), il documento che certifica il consumo energetico di un edificio. Dal 1° luglio 2009 l’APE è obbligatorio in caso di compravendita di immobili e dal 1° luglio 2010 in caso di locazione.
“Opportunità non disastro”
«L’efficienza energetica è un elemento di decarbonizzazione ma è anche importante per la sicurezza energetica, visto che riducendo la richiesta di energia si diminuisce la dipendenza dalle importazioni di fonti fossili. – afferma il presidente del Coordinamento FREE, Livio de Santoli – Se si è contrari all’efficienza energetica e alle sue modalità, non solo si nega l’importanza del processo di decarbonizzazione, ma si negano anche i tanti altri benefici collegati, evidenziati dal Censis nel recente rapporto “Ecobonus e Superbonus per la transizione energetica del Paese”. Inoltre, sono anni che anche il nostro Paese ha effettuato investimenti attraverso i meccanismi di detrazione fiscale, come l’Ecobonus e il Superbonus. Per quest’ultimo, ad esempio, il Censis stima a ottobre 2022 circa 115 miliardi di spesa attivata a fronte di 55 miliardi di investimenti, e 900 mila addetti attivati».
«Questa netta opposizione del governo nei confronti della Direttiva Europea sull’efficienza energetica nell’edilizia non ha nessun senso, né dal punto di vista dell’efficacia dei finanziamenti pubblici, né sull’importanza dei risultati che porterebbero anche ad una diminuzione della bolletta energetica (stimata – in ottica di direttiva europea per il residenziale – in 10-12 miliardi di euro all’anno), sebbene si consideri importante introdurre delle esenzioni aggiuntive e delle flessibilità per tenere conto delle caratteristiche del nostro parco immobiliare. – prosegue Livio de Santoli – Piuttosto conviene attivarsi da subito per revisionare il pacchetto delle detrazioni fiscali in modo da renderlo più efficiente, in grado di favorire interventi più efficaci nel promuovere la decarbonizzazione, e fondato su un orizzonte traguardato al 2030, in modo da fornire alle imprese e agli altri rappresentanti della filiera la capacità di crescere e strutturarsi e guidare un nuovo rinascimento dell’edilizia. Sviluppando adeguati meccanismi finanziari per rendere l’efficienza energetica più attraente per l’intera filiera si può costruire una linea di sviluppo industriale nazionale, inserita in una strategia energetica pluriennale, con strumenti strutturali migliorati sulla base delle esperienze di questi anni. Il processo non può essere bloccato, ma invece rilanciato».
«L’attuale struttura del Superbonus dovrebbe essere rivista proprio in funzione degli obiettivi posti dalla nuova Direttiva sull’efficienza energetica che fissa una road map precisa. E forse è proprio questo il fatto che dà fastidio: la programmazione. Cosa alla quale troppo spesso in Italia si è allergici», conclude Livio de Santoli.
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