Il futuro della cessione del credito e del Superbonus 110% come previsti dal DL Aiuti Quater sono al centro delle richieste di ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) che il 29 novembre ha avuto un’audizione informale sul DL 176/22 “Aiuti-quater” (DDL 345/S), in presenza, presso la Commissione Bilancio del Senato.
La Presidente Brancaccio ha ricordato, in apertura, che negli ultimi due anni, il settore delle costruzioni ha trainato il PIL e l’occupazione: più di un terzo dell’aumento del PIL del 2022 è legato alla crescita del settore, che ha creato 230.000 posti di lavoro in due anni. “La crescita dell’economia trainata dal settore ha permesso di avere importanti entrate fiscali che hanno permesso anche di finanziare gli aiuti per imprese e famiglie: più del 30% dei maggiori introiti fiscali sono legate al settore. È quindi fondamentale mantenere la dinamica positiva del settore ed evitarne il blocco. La storia degli ultimi 15 anni ci insegna infatti che tagliare gli investimenti nel settore alimenta una dinamica negativa sul PIL che conduce a fare nuovi tagli e a politiche recessive” ha dichiarato Brancaccio.
Da questo punto di vista, il DL Aiuti quater” interviene purtroppo con un taglio anticipato al “Superbonus” senza prevedere una politica pluriennale per la riqualificazione energetica e antisismica degli edifici. Inoltre il testo risulta erroneamente in linea di continuità con scelte dei Governi precedenti che hanno cambiato le regole in corsa senza tenere in conto gli effetti nefasti” sottolinea Brancaccio.
Per questo motivo, – chiede ANCE – è auspicabile un cambio di metodo ed il rapido avvio del tavolo di confronto sul futuro dei bonus edilizi annunciato dal Governo in modo da definire una politica che dia un orizzonte certo a famiglie ed imprese che intendono investire sulla riqualificazione del patrimonio edilizio del Paese. È inoltre prioritario offrire, già nella fase di conversione del decreto-legge “aiuti quater”, una soluzione alla crisi finanziaria che stanno affrontando le imprese di costruzioni. Dopo 12 anni di crisi, infatti, il settore è finalmente ripartito ma dopo aver resistito alla crisi, le imprese rischiano ora di “fallire per crediti” ovvero di fallire per la mancanza di liquidità dovuta al blocco della cessione dei crediti fiscali e al caro materiali.
Le priorità secondo ANCE riguardano quindi:
- Sbloccare immediatamente la cessione dei crediti fiscali per tutti i cantieri già avviati. Oggi, ci sono decine di migliaia di imprese che rischiano di fallire e migliaia di famiglie che rischiano concretamente di perdere la propria abitazione a causa dei debiti contratti, perché non riescono a trovare operatori finanziari in grado di acquistare i crediti generati.
Sotto questo profilo, le misure del DL Aiuti quater appaiono largamente insufficienti ed andrebbero integrate con la proposta di utilizzo degli F24 che l’Ance ha presentato insieme ad Abi. Tale misura permetterebbe di dare grande sollievo a imprese e famiglie, nel rispetto dei saldi di finanza pubblica già definiti dal Governo in sede di aggiornamento della NADEF;
- Sbloccare finalmente i pagamenti alle imprese per il caro materiali 2022 -a più di 6 mesi dall’approvazione delle misure nel DL “Aiuti” 50/2022 – e prorogare le misure al 2023. Senza ulteriori interventi, sono a rischio 23.000 cantieri in Italia.
La Presidente è, quindi, passata ad esprimere più nel dettaglio le seguenti valutazioni sul contenuto del decreto-legge:
il ruolo del Superbonus
Il Superbonus ha assunto un ruolo fondamentale nel processo di crescita sostenibile e di transizione ecologica del Paese.
Dal punto di vista ambientale, gli interventi di Superbonus stanno contribuendo, in maniera significativa, alla riduzione dell’impronta ecologica del patrimonio edilizio italiano. Una recente analisi del Cresme “certifica” che, negli ultimi 12 mesi, i 50 miliardi di euro di spesa pubblica hanno generato un risparmio energetico complessivo, calcolato attraverso i parametri MISE ENEA, pari 0,88 MTep/anno, ossia 2,7 volte il target annuo per il residenziale stabilito dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima – PNIEC. In altri termini, la replica per gli anni 2023-2024-2025 di quanto realizzato negli ultimi 12 mesi, porterebbe il risparmio del comparto residenziale a 3,5 MTep: superiore al target di 3,3 MTep indicativamente pianificato dal PNIEC per il settore residenziale al 2030.
Dal punto di vista delle emissioni di CO2, gli interventi asseverati negli ultimi 12 mesi hanno prodotto una riduzione annua di emissione di anidride carbonica pari a 3,03 milioni di tonnellate.
In termini di consumi energetici, gli investimenti attivati in questi due anni hanno prodotto un risparmio energetico strutturale di 11.700 GWh/anno. Questo risparmio, insieme ai 143 GW/anno di nuova potenza rinnovabile installata, e agli interventi di ecobonus “ordinari, contribuisce a un minor consumo di gas necessario per la produzione elettrica e per il riscaldamento domestico pari a 2 miliardi di metri cubi di gas, pari a più di 2/3 del risparmio di gas previsto dalle misure di riduzione dei consumi per il settore domestico varate ad agosto 2022 per far fronte all’emergenza attuale.
Questi risultati eccezionali avvicinano l’Italia al conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 fissati in Europa, e che l’Italia ha condiviso (riduzione del 55% delle emissioni di CO2 degli edifici al 2030 e la loro decarbonizzazione al 2050).
Dal punto vista economico, nonostante le 19 modifiche legislative avvenute nel periodo 2020-2022, che hanno comportato continui stop-and-go al mercato, il Superbonus ha avuto comunque un effetto espansivo secondo ANCE: nel 2021 l’incentivo ha contributo, infatti, alla forte crescita registrata dalle costruzioni (+20,1% su base annua), settore che ha sostenuto per circa un terzo la straordinaria crescita dell’economia italiana (+6,7%). Anche per il 2022 si conferma il forte ruolo propulsivo svolto da tale strumento. Le recenti stime formulate da Ance a ottobre scorso indicano un ulteriore aumento degli investimenti in costruzioni del +12,1% rispetto al 2021.
Una riprova di questo effetto moltiplicativo è arrivata proprio dal comunicato del MEF della scorsa settimana, riguardante l’extra gettito di 54 miliardi di euro (+10,4% rispetto all’analogo periodo del 2021) delle entrate tributarie e contributive nel periodo gennaio-settembre 2022: certamente, una parte di questa sopravvenienza è da ricollegare alle attività legate alla riqualificazione energetica e sismica degli edifici.
Per questa ragione, sostiene ANCE, quando ci si riferisce al Superbonus, più che di “buco”, si dovrebbe parlare di vera e propria “rendita” finanziaria. Ma questo mercato oggi è completamente bloccato a valle dall’impossibilità per famiglie e imprese di cedere i crediti fiscali. Per questa ragione, è necessario trovare immediatamente una soluzione efficace per rendere possibile la creazione di nuovo plafond per le banche, in modo da poter acquistare i nuovi crediti che si andranno a generare il prossimo anno e quelli “incagliati”, ossia quei crediti generati da interventi di riqualificazione edilizia effettuati nei mesi scorsi ma che le banche non riescono ad assorbire.
Il taglio al Superbonus e le misure per lo sblocco delle cessioni nel DL Aiuti quater
ANCE spiega come il provvedimento intervenga in modo significativo sulla disciplina del Superbonus, riducendo l’aliquota dal 110% al 90% sin dal 2023 e fissando, tra l’altro, un periodo transitorio molto limitato.
Si tratta di una modifica che, intervenendo su lavori già programmati, determinerà un rallentamento degli investimenti nella riqualificazione energetica e antisismica degli edifici, compromettendo gli obiettivi legati alla transizione ecologica. Ciò ancor di più per i condomìni, condizionati dalla presenza dei proprietari “incapienti” che non hanno la possibilità di sostenere le spese non coperte dal bonus e, allo stesso tempo, non accedono al contributo finanziario previsto dalla norma (tra l’altro ancora da definire nel dettaglio), in quanto superano, anche di poco, il limite dei 15.000 di reddito calcolato come “quoziente familiare”.
Inoltre, rimarca ANCE, in tema di cessione dei crediti d’imposta da Superbonus al 110%, il provvedimento consente di diluire in 10 anni (anziché in 5/4 quote), l’utilizzo in compensazione dei crediti da parte dei cessionari o delle imprese che hanno praticato lo sconto in fattura. La disposizione, seppure apprezzabile nell’intento di superare le criticità legate alla circolazione dei crediti d’imposta derivanti dai bonus fiscali, non risolve la questione dell’esaurimento della tax capacity delle banche. A tal fine – secondo ANCE – è invece necessario prevedere un meccanismo “straordinario” e temporaneo di compensazione dei crediti d’imposta ad oggi fermi nei cassetti fiscali degli istituti di credito (derivanti comunque da interventi già eseguiti nel 2021 e 2022 o in corso di ultimazione), con le somme relative agli F24 della clientela, come proposto da Ance insieme ad Abi. Solo in tal modo si faciliterebbe l’acquisizione da parte del sistema bancario dei crediti incagliati, la cui mancata cessione sta compromettendo la sopravvivenza stessa di tutte quelle imprese che hanno praticato lo sconto in fattura e che ad oggi non sono riuscite a cedere i crediti di imposta.