DL Aiuti Quater: Superbonus 110 addio e blocco della cessione del credito per 50mila imprese

13, Gen 2023 | Efficienza energetica, NEWS DAL MONDO SUNCITY

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Con il via libera della camera al decreto Aiuti quater  (che dovrà essere convertito in legge entro il 17 gennaio), semaforo verde per la riduzione dal 110% al 90% del Superbonus 110, tranne in alcuni casi, e per le novità sulla cessione del credito che viene modificata sia nelle modalità di utilizzo, sia sul numero delle cessioni (che passano a 5). Inoltre sono ufficiali i finanziamenti garantiti da SACE a favore delle imprese che lavorano con il Superbonus 110.

Imprese che, denuncia la CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media impresa), sono in difficoltà, soprattutto quelle del settore dell’edilizia, degli impianti e dei serramenti, alle prese con nodo del blocco della cessione del credito con scadenze fiscali e contributive sospese per mancanza di liquidità, cantieri cantieri lasciati a metà e magazzini pieni di scorte per far fronte a future richieste di interventi.

Per risolvere l’impasse il Governo ha stabilito di trasformare i crediti fiscali in finanziamenti assistiti con garanzia pubblica per svuotare i cassetti fiscali delle tantissime imprese che hanno riconosciuto lo sconto in fattura per i bonus all’edilizia, (in fase di conversione in legge del decreto è stato stabilito che SACE può concedere le garanzie introdotte dall’articolo 15 del decreto legge n.50 del 2022 alle condizioni, in favore di banche, di istituzioni finanziarie nazionali e internazionali e degli altri soggetti abilitati all’esercizio del credito in Italia, per finanziamenti per aiutare a ripristinare la liquidità delle imprese italiane ma la proposta secondo CNA “non sembra una soluzione efficace”. Ma andiamo con ordine.

Come usufruire del Superbonus nel 2023

L’articolo 9 del decreto Aiuti Quater norma il Superbonus introducendo la riduzione dell’aliquota, tranne che per le eccezioni previste dalla Legge di Bilancio 2023 (legge n. 197/2022), appunto dal 110 al 90%, per le spese sostenute nel 2023 sia per i condomìni che per gli edifici da 2 a 4 unità immobiliari con unico proprietario o in comproprietà tra più soggetti, con ulteriore decalage al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025. C’è però ancora la possibilità di ottenere l’agevolazione al 110% in qualche caso, come stabilito dalla Legge di Bilancio 2023:

condomìni potranno beneficiare della maxi agevolazione con aliquota del 110% nel 2023 posto che:
– l’assemblea abbia deliberato i lavori entro il 18 novembre 2022 e la Cilas (o la richiesta del titolo abilitativo) sia stata presentata entro il 31 dicembre 2022;
– l’assemblea abbia deliberato i lavori tra il 19 e il 24 novembre 2022 e la Cilas (o la richiesta del titolo abilitativo) sia stata presentata entro il 25 novembre 2022.
– la richiesta del titolo abilitativo per gli interventi di demolizione e ricostruzione sia stata presentata entro il 31 dicembre 2022.

Gli edifici da 2 a 4 unità immobiliari con unico proprietario o in comproprietà tra più soggetti potranno beneficiare del Superbonus con aliquota del 110% nel 2023 posto che:
– la CILAS sia stata presentata entro il 25 novembre 2022;
– il titolo abilitativo, relativo ad un intervento di demolizione e ricostruzione, sia stato richiesto entro il 31 dicembre 2022.

Secondo quanto previsto dal comma 1, lettera a), numero 2), per gli interventi su edifici unifamiliari e unità indipendenti site in edifici plurifamiliari da parte di persone fisiche al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa, arti e professioni, il superbonus è confermato al 110% anche per le spese sostenute fino al 31 marzo 2023 (in luogo della precedente data del 31 dicembre 2022), a condizione che al 30 settembre 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 30% dell’intervento complessivo.
Per gli edifici unifamiliari e le unità immobiliari indipendenti e autonome in edifici plurifamiliari, le spese sostenute nel 2023 per lavori avviati dal 1° gennaio 2023 possono usufruire del superbonus al 90% se vi sono 3 condizioni:
– L’immobile è di proprietà del contribuente;
-la casa è l’abitazione principale;
– il contribuente non supera, nell’anno precedente quello della spesa, una soglia di reddito di riferimento fissata a 15.000 euro, che si calcola dividendo la somma dei redditi complessivi nell’anno precedente quello della spesa dal contribuente e dal coniuge.

Il problema della cessione del credito

Secondo le stime di CNA, i crediti bloccati nei cassetti fiscali delle imprese raggiungono quasi 5 miliardi di euro. Per risolvere il nodo il Dl Aiuti Quater ha modificato l’iter delle cessione del credito ( sempre tra soggetti qualificati ossia tra banche, altri intermediari finanziari e società appartenenti a un gruppo bancario iscritti negli albi della Banca d’Italia) per il Superbonus e gli altri bonus edilizi nel 2023, che passerà da 4 a 5 passaggi: dopo la prima cessione libera, si potranno operare 3 cessioni (prima erano 2) a favore di banche, assicurazioni o intermediari finanziari con l’ultima cessione del credito possibile dalla banca ai propri correntisti quali imprese e professionisti con partita IVA, che dopo aver acquistato il credito non potrà però più cederlo.

Per le imprese di costruzione coinvolte negli interventi agevolati con il Superbonus, che soffrono di una crisi di liquidità a causa del blocco nel meccanismo della cessione dei crediti, inoltre, come già detto sopra, SACE (SpA controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che fornisce garanzie finanziarie per l’accesso al credito delle aziende) potrà offrire alle banche garanzie sui finanziamenti per soddisfare esigenze di liquidità delle imprese con sede in Italia. Tali imprese dovranno rientrare nella categoria del codice ATECO 41 (costruzione di edifici residenziali e non residenziali) e 43 (lavori di costruzione specializzati) che realizzano interventi con Superbonus. Viene inoltre concessa la possibilità a chi acquista crediti da lavori Superbonus 110 di utilizzarli in compensazione in 10 quote annuali anziché 4 (5 in alcuni casi).

Il blocco della cessione del credito evidenzia i rischi per le piccole imprese – spiega in una nota CNA – , prodotti dallo sconto in fattura. Secondo la CNA, quello della cessione del credito è un “meccanismo che è diventata la conditio sine qua non per restare sul mercato dei lavori incentivati, obbligando le imprese della filiera delle costruzioni ad anticipare per conto dello Stato risorse a beneficio dei clienti che poi dovrebbero recuperare in 5-10 anni, magari senza avere la necessaria capienza fiscale”.

Da una recente indagine del Centro Studi CNA  emerge come siano quasi 50mila le imprese della filiera delle costruzioni (edilizia, impianti e serramenti) che non riescono a smobilizzare i crediti accumulati legati ai bonus per la riqualificazione degli immobili e che per il 75% hanno una giacenza superiore a 5 mesi con inevitabili tensioni sulla liquidità mettendone a rischio la sopravvivenza.

Nell’indagine si stima che ammontano a oltre 5 miliardi di euro i crediti nei cassetti fiscali delle imprese che hanno riconosciuto lo sconto in fattura e non monetizzati attraverso una cessione. Un volume raddoppiato rispetto alla scorsa primavera.Emblematica la percentuale di imprese con cassetto fiscale pieno da almeno 5 mesi: era il 35% a maggio mentre oggi sfiora il 75%. Inoltre è aumentata la platea delle imprese che detiene crediti superiori a 100mila euro (dal 45 al 54,5% del totale).

Per le imprese è sempre più difficile individuare soggetti disposti ad acquisire i crediti legati ai bonus per l’edilizia e lo scenario continua a peggiorare – riporta l’indagine -. Il 27,4% delle imprese rileva negli ultimi mesi un atteggiamento diverso da parte degli intermediari anche se non riesce a risolvere il problema. CNA sottolinea come oltre la metà delle imprese in difficoltà abbia ricevuto offerte di acquisto da parte di soggetti diversi dagli intermediari finanziari ma soltanto l’8% a condizioni in linea con le attese mentre il 42% delle offerte presenta condizioni molto penalizzanti. I canali tradizionali sono sempre più indisponibili ad acquistare i crediti (anche per le incertezze a causa delle continue modifiche normative) lasciando spazio a soggetti che speculano sulle difficoltà delle imprese della filiera.

“La paralisi della cessione dei crediti fiscali provoca pesanti impatti. Oltre la metà del campione dichiara che sta ritardando il pagamento dei fornitori, più del 40% stenta a pagare tasse e imposte, 6 imprese su 10 considera la sospensione dei cantieri in essere e l’86% afferma che non aprirà nuovi cantieri” sottolinea CNA.

Il futuro di Superbonus e Cessione del credito secondo le imprese

L’indagine fa il quadro anche sulle opinioni delle imprese riguardo alle proposte di modifica al Superbonus 110% per il 2023, con particolare riferimento alla prevedibile contrazione del loro mercato di riferimento. Il 50,4% delle imprese ritiene che gli investimenti in edilizia si fermeranno del tutto o, nella migliore delle ipotesi, si dimezzeranno, il 30,2% dichiara di non conosce la riforma o di non essere in grado di esprimersi sul suo impatto, solo il 19,5% pensa che la contrazione sarà inferiore al 40% o addirittura inferiore.

“I dati che emergono dall’indagine confermano che il meccanismo dello sconto in fattura necessita di un adeguato sistema per lo smobilizzo dei crediti fiscali altrimenti gli oneri per le imprese rischiano di essere superiori ai benefici degli incentivi per la riqualificazione degli edifici e per il contributo al Pil” chiede al Governo la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media impresa.

Il futuro della cessione del credito e del Superbonus 110% come previsti dal DL Aiuti Quater sono state anche al centro delle richieste di ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) leggi il nostro approfondimento qui. 

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