Si torna a parlare di Ecobonus auto e mobilità elettrica dopo che dal 2 novembre si sono aperte le prenotazioni per i nuovi incentivi destinati all’acquisto di auto non inquinanti fino a 60 g/km CO2. La mobilità elettrica è destinata a svolgere un ruolo da protagonista indiscusso nel futuro energetico del Paese. Il suo sviluppo risulterà fondamentale in vista della transizione e del raggiungimento dei target ambientali e climatici fissati dall’Unione Europea. Ma le associazioni di settore lamentano poca attenzione per la transizione ecologica e le rinnovabili.
«Dal nuovo Governo arrivano poche attenzioni per le rinnovabili e la transizione ecologica in generale, con una disattenzione anche e specialmente vero le imprese, tutte cose che sono in aperta contraddizione con le dichiarazioni del Presidente Meloni a Cop 27 dove ha affermato che il proprio Governo lavorerà per il pieno raggiungimento degli obiettivi europei al 2030», ha detto il Presidente del Coordinamento FREE in apertura del convegno “Le ricadute occupazionali della revisione delle politiche energetiche comunitarie” che ha presentato il risultato del gruppo di lavoro sulla mobilità sostenibile.
«Si tratta di un caso di studio, quello della mobilità elettrica, che può essere sintomatico delle difficoltà che ha l’Italia circa la transizione ecologica, anche e soprattutto su una comunicazione che paventa il “bagno di sangue” su fronte dell’occupazione. – ha esordito Zorzoli – Se si realizza il pacchetto Fit for 55 si dovrà arrivare al 72% di elettricità da rinnovabili e in questo quadro si creeranno posti di lavoro, ma si dovranno adottare politiche specifiche per le filiere più problematiche come quella dell’automotive, anche per non “subire” le decisioni delle case automobilistiche che stanno agendo già ora. La riduzione delle emissioni del 55% per le autovetture e del 50% per i furgoni al 2030, anticipa a livello industriale, infatti, il phase out dell’endotermico fissato al 2035 (leggi qui il nostro approfondimento sullo stop alle auto a benzina e diesel dal 2035). Se a ciò aggiungiamo che sull’elettrico sono stati decisi investimenti al livello mondiale per 1,3 trilioni di dollari è chiaro che l’industria ha già deciso e che produrre endotermici a breve non sarà più conveniente».
«Si può decidere se essere protagonisti, oppure attori passivi e ciò dipenderà dalle politiche d’incentivazione per i veicoli elettrici, che devono essere simili a quelle he fecero decollare il fotovoltaico. – ha proseguito Zorzoli – Si tratta di una logica che stanno adottando tutti i paesi europei a parte l’Italia. Un solo esempio. Il nostro paese è l’unico che non possiede un Piano Auto e ciò la dice lunga. Per arrivare agli obiettivi del Fit for 55, bisogna aggiungere ai 6 milioni di veicoli elettrici (50% puri e 50% ibridi) previsti nel vecchio Pniec, altri 1,5 milioni di auto elettriche e oltre a ciò è necessario ridurre il parco circolante che in Italia è il più vasto, a livello procapite, con 39 milioni di autovetture circolanti. I fatti però non vanno in questa direzione. Sulle colonnine di ricarica c’è una grande disparità tra nord e sud, e anche al nord dove c’è una maggiore concentrazione, osserviamo che sono poche quelle a ricarica veloce necessaria per i lunghi viaggi. Si direbbe che si sia puntato solo sulla mobilità elettrica urbana e ciò rappresenta un problema per un paese come l’Italia».
La mobilità delle persone e delle cose necessita infatti di energia che può derivare direttamente da un impianto fotovoltaico e caricare un veicolo elettrico, eventualmente col supporto di un sistema di storage residenziale. In Italia sono già quasi 800.000 gli impianti fotovoltaici installati e quale migliore fonte di energia può essere impiegata per le auto a zero emissioni?
«Le nostre osservazioni sul settore automotive riflettono ciò che a succedendo anche in molti altri settori e ciò che vediamo è l’assenza di una visione strategica industriale sulla transizione ecologica, nel quale si coniughino politiche industriali, innovazione e formazione. – conclude Livio de Santoli – Continuando così il sistema paese perderà posizioni, con risvolti economici e sociali che potranno diventare drammatici. E non si vede all’orizzonte una vera volontà politica per evitare ciò».
L’acquisto di un’auto elettrica è un’opzione che diventa sempre più concreta e per la quale esistono una serie di bonus e incentivi: vediamo come funziona il più famoso, l’ecobonus auto.
Come funziona l’ecobonus auto
È stato firmato il 6 aprile il decreto con il piano di incentivi per le auto ecologiche, che ha destinato per gli incentivi auto 650 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022-2023-2024, che rientrano tra le risorse stanziate dal Governo nel Fondo automotive per il quale è stata prevista una dotazione finanziaria complessiva di 8,7 miliardi di euro fino al 2030.
Dalle ore 10 del 2 novembre 2022 si sono aperte sulla piattaforma ecobonus.mise.gov.it le prenotazioni per i nuovi incentivi destinati all’acquisto di auto non inquinanti fino a 60 g/km CO2, così come stabilito dal DPCM adottato dal Governo su proposta del ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti.
Le novità introdotte riguardano innanzitutto i cittadini con un reddito inferiore a 30 mila euro, che per l’acquisto di veicoli di categoria M1, elettriche e ibride plug-in, potranno beneficare per l’anno 2022 di un incremento del 50% dei contributi finora previsti sulla base delle risorse già stanziate.
In particolare, gli incentivi saranno così rimodulati:
-fino a un massimo di 7.500 euro di contributi con rottamazione (4.500 euro senza rottamazione) per l’acquisto di nuovi veicoli con emissioni comprese nella fascia 0-20 g/km CO2 e con prezzo di listino della casa automobilistica pari o inferiore a 35.000 euro IVA esclusa;
-fino a un massimo di 6.000 euro di contributi con rottamazione (3.000 euro senza rottamazione) per l’acquisto di nuovi veicoli con emissioni comprese nella fascia 21-60 g/km CO2 e con prezzo di listino della casa automobilistica pari o inferiore a 45.000 euro IVA esclusa.
Inoltre, i nuovi ecobonus spetteranno anche alle persone giuridiche che svolgono attività di noleggio auto con finalità commerciali, diverse dal car sharing, purché mantengano la proprietà dei veicoli almeno per 12 mesi e secondo la seguente ripartizione dei contributi:
-fino a un massimo di 2.500 euro di contributi con rottamazione (1.500 euro senza rottamazione) per l’acquisto di nuovi veicoli con emissioni comprese nella fascia 0-20 g/km CO2 e con prezzo di listino della casa automobilistica pari o inferiore a 35.000 euro IVA esclusa;
-fino a un massimo di 2.000 euro di contributi con rottamazione (1.000 euro senza rottamazione) per l’acquisto di nuovi veicoli con emissioni comprese nella fascia 21-60 g/km CO2 e con prezzo di listino della casa automobilistica pari o inferiore a 45.000 euro IVA esclusa.
Il futuro dell’auto elettrica
Dopo lo stop alle auto a benzina e diesel dal 2035 deciso dal Parlamento europeo potranno circolare solo auto nuove a zero emissioni (leggi il nostro approfondimento qui) e scatterà quindi il divieto quindi della vendita dei motori a combustione interna (benzina, diesel, gpl, anche ibridi).
Secondo il report pubblicato a gennaio da Motus-E, l’associazione che promuove la transizione del settore nazionale dei trasporti verso mezzi sostenibili, in Italia al 31 dicembre 2021 risultano installati 26.024 punti di ricarica e 13.233 infrastrutture (stazioni o colonnine) in 10.503 location accessibili al pubblico.
Ma nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), è previsto però un investimento specifico per l’installazione di infrastrutture di ricarica elettrica di 741,3 milioni di euro che verrà utilizzato per costruire le infrastrutture necessarie per promuovere lo sviluppo della mobilità elettrica (come realizzare entro il 2026 oltre 20.000 punti di ricarica rapida in superstrade e nei centri urbani, aumentare il numero dei veicoli (pubblici e privati) a emissioni zero e ridurre l’impatto ambientale dei trasporti. Bisogna tenere conto infatti che, per raggiungere gli obiettivi europei occorre raggiungere un totale di circa 6 milioni di veicoli nel 2030, per i quali si stima siano necessari 31.500 punti di ricarica rapida.
Oggi ci sono oltre 10,9 milioni di veicoli elettrici in circolazione nel mondo, di cui 3,24 milioni venduti solo nel 2020 (fonte EV-volumes) e sebbene rappresentino ancora una percentuale limitata rispetto al numero complessivo di veicoli, il parco di veicoli elettrici è cresciuto di 55 volte negli ultimi 7 anni. È ora essenziale dunque sfatare i falsi miti sull’auto elettrica (da “le auto elettriche hanno poca autonomia”, “costano troppo”, “inquinano”, “prendono fuoco”) e sapere come poter rispondere punto per punto alla disinformazione su questo tema per capire se conviene la macchina elettrica o diesel.
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