FER in Italia la filiera delle rinnovabili conta 37.655 imprese. Di queste il 39,2% si occupa di attività di installazione e manutenzione, il 13,8% di produzione di energia, il 12,3% di commercio, l’9,6% di manifattura, il 6,4% di affitto e gestione immobiliare e il 6,1% di attività di consulenza, collaudo e monitoraggio. Sono i numeri raccolti nello studio redatto da Fondazione Symbola, Fondazione per le qualità italiane che puntano su sostenibilità e innovazione, sulla filiera delle FER (fonti energetiche rinnovabili) in Italia.
Nel dettaglio: la Lombardia con 3.778 aziende operanti, pari al 17,7%, è la Regione con la maggiore presenza di imprese in questo settore, seguita dal Lazio (2.446 aziende), Veneto (1.195 imprese), Campania (1.733 aziende) ed Emilia Romagna (1.703 imprese).
All’interno di questa filiera, si distinguono quasi 800 imprese focalizzate nello sviluppo di tecnologie di punta: parliamo di un asset strategico per l’Italia, considerato che generano un fatturato di 12 miliardi di euro e occupano 37.000 addetti. L’Italia è infatti il secondo Paese produttore europeo, dopo la Germania, di tecnologie per le rinnovabili, con la sola eccezione dell’eolico, dove metà della produzione è danese. Di queste, le aziende che operano prevalentemente o esclusivamente nella filiera (circa la metà del totale) sono in crescita sia in termini di valore della produzione che di sviluppo di nuove tecnologie: a fronte di un valore della produzione cresciuto del 14,3% tra il 2015 e il 2019 (contro il +7,8% registrato dai fornitori di energia e gas), i brevetti iscritti a bilancio sono saliti dell’176,6%. Dato particolarmente significativo, in un contesto che vede l’Italia sempre meno tra i leader nei brevetti su tecnologie del settore energetico.
Inoltre, secondo gli studi condotti nel 2023 da Anie Confindustria e il Politecnico di Milano si stima che tra fotovoltaico ed eolico, la filiera abbia generato circa 10 miliardi di euro nel corso del 2023. In particolare l’analisi del Politecnico di Milano evidenzia che gli investimenti per lo sviluppo della filiera FER tra il 2024 e il 2030 potrebbero aggirarsi tra i 45 e i 90 miliardi di € a seconda dello scenario di sviluppo delle FER di cui il 70% potrebbe essere appannaggio delle imprese italiane con una occupazione che raggiungerebbe i 100.000 addetti. Dati sostenuti dall’andamento del comparto del fotovoltaico ed eolico onshore ed offshore.
Rinnovamento infrastrutture energetiche
Altro fattore determinante per la crescita della filiera delle rinnovabili nel nostro Paese che emerge dal report è il processo di rinnovamento in corso delle infrastrutture energetiche. Lo scenario degli ultimi anni sta cambiando radicalmente: basti pensare che nel primo semestre del 2023 in Italia è triplicato il numero di impianti rinnovabili connessi alla rete di distribuzione nazionale rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (superando addirittura il numero di allacci complessivi del 2022).
Il percorso verso l’indipendenza energetica e la sostenibilità ambientale del Paese vede una crescita sensibile del numero di prosumer a bassa tensione, ossia aziende o privati cittadini che, oltre che consumatori, sono diventati produttori di energia (grazie a pannelli fotovoltaici, dispositivi micro-eolici, batterie delle auto green che possono ricevere ma anche rilasciare la carica, etc.). Questo nuovo scenario richiede un rinnovamento della rete elettrica in ottica di smart-grid, per integrare in modo intelligente e flessibile le azioni di tutti gli utenti e prosumer. Questo comporta un rinnovamento della rete da molteplici punti di vista: cruciale a questo scopo non è solo l’aumento del numero delle cabine primarie, ma anche l’incremento della capacità di accogliere nuovi bisogni attraverso la digitalizzazione delle reti, l’installazione dei contatori elettronici di seconda generazione (smart meter), lo sviluppo di software in grado di fornire previsioni accurate sui consumi energetici e sulla produzione da fonti rinnovabili e via dicendo.
Raccolta e riciclo dei moduli fotovoltaici
L’Italia è in prima linea anche sul tema Fine vita secondo lo studio di Fondazione Symbola: basti pensare alla capacità di anticipazione della direttiva europea sui rifiuti elettronici grazie all’azione di uno dei suoi maggiori consorzi attivi in questo ambito, che ha saputo strutturare la prima filiera italiana per la raccolta e il riciclo dei moduli fotovoltaici giunti a fine vita. Oppure all’impegno di numerosi soggetti imprenditoriali e centri di ricerca, per allungare la vita dei prodotti e componenti o per sperimentare soluzioni innovative che ne migliorino la circolarità.
La fotografia che emerge dal report restituisce un’idea sui punti di forza del nostro Paese in tema di transizione verde. Un tessuto di organizzazioni distribuite sul territorio in tutti i segmenti della filiera, in cui si moltiplicano soluzioni e tecnologie sia relative alla generazione elettrica che alle infrastrutture. Una filiera che dovrà rispondere alla crescente domanda di energia da fonti rinnovabili trainata dalle politiche, come nel caso delle comunità energetiche, ma soprattutto dalle imprese.
Un quadro che contrasta però con il panorama delle installazioni FER in Italia e soprattutto con gli obblighi assunti al 2030.
Il panorama delle FER in Italia
Secondo il documento “Politiche e obiettivi di sviluppo delle rinnovabili” della Camera dei Deputati pubblicato il 14 giugno 2024, complessivamente, al 30 aprile 2024, si contano in Italia 1.713.589 impianti fotovoltaici, con una potenza media pari a 19 MW. L’87,9% degli impianti ha una potenza inferiore a 12 kW e contribuisce al 23,2% circa della potenza complessiva.
La potenza installata è equamente distribuita tra Nord e Centro Sud. Il maggior contributo in termini di potenza installata è dato dalla Lombardia (13,7%), dalla Puglia (10,5%), dal Veneto (10,5%) e dall’Emilia Romagna (9,9%).
Il nuovo target europeo al 2030 è stato fissato al 32% dalla direttiva 2018/2001 (c.d. RED II), salvo poi essere rivisto al 40% con il Pacchetto Fit for 55, per ridurre le emissioni del 55% al 2030. Nel 2022, il Piano REPowerEU ha ulteriormente elevato l’obiettivo, che è stato fissato dalla nuova direttiva 2023/2413/UE (c.d. RED III) al 42,5% vincolante ed al 45% orientativo.
In Italia, il PNIEC approvato nel 2019, al fine del raggiungimento dell’obiettivo di copertura del fabbisogno elettrico da fonti energetiche rinnovabili (FER) del 55%, prevede che entro il 2030 la potenza degli impianti da fonti rinnovabili debba aumentare a 95,21 GW. obiettivo complessivo di copertura di consumi energetici da fonti rinnovabili nella proposta di aggiornamento del PNIEC viene reso ancora più ambizioso, e fissato al 40,5% al 2030.
Il 30 giugno 2023, l’Italia ha trasmesso alla Commissione europea la proposta di aggiornamento del PNIEC. Lo scenario di policy elaborato con la proposta di aggiornamento del PNIEC per le FER in Italia prevede che al 2030 siano installati complessivamente circa 131 GW di impianti a fonti rinnovabili (di cui circa 80 GW fotovoltaici e circa 28 GW eolici), con un incremento di capacità di circa 74 GW rispetto al 2021 (di cui circa +57 GW da fotovoltaico e circa +17 GW da eolico).
Nel PNIEC sono indicate le traiettorie di crescita della potenza installata per ciascuna fonte rinnovabile al 2025 e al 2030 per il raggiungimento dell’obiettivo di copertura del fabbisogno elettrico da fonte rinnovabile del 55%. Le fonti rinnovabili di cui si prospetta una forte crescita sono il fotovoltaico e l’eolico.
Nel PNIEC approvato a dicembre 2019, l’incremento, dal 2017 al 2030, della potenza installata da fonte solare è stato previsto in misura pari a 32.372 MW (+2.490 MW/anno) ed a 9.534 MW per l’eolico (733 MW/anno).
La proposta di aggiornamento del PNIEC fissa obiettivi ancora più ambiziosi, con un incremento della potenza installata per le fonti solare e eolica, dal 2021 al 2030, pari rispettivamente a 57.327MW (6.370MW/anno) ed a 16.850 MW (1.872 MW/anno). La proposta di aggiornamento indica, segnatamente, che la fonte solare e la fonte eolica dovranno raggiungere entro il 2030, rispettivamente, i valori di circa 79.921 MW e circa 28.140 MW.
Dal 2017 al 2022, il fotovoltaico è cresciuto di 5.382 MW e l’eolico di 2.092 MW. Per quanto sia sensibile l’aumento registrato della potenza installata, anche considerando che fino al 2025 sono previsti tassi di crescita più bassi, rispetto agli anni successivi, il trend degli anni dal 2017 al 2021 non risulta in linea con le traiettorie previste dal PNIEC.
Peraltro, in materia di FER, per attuare l’impegno assunto alla COP 28 di triplicare la capacità di produzione al 2030, i paesi del G7 si sono impegnati a contribuire a sestuplicare la capacità degli accumuli di energia al 2030, portandola fino a 1.5 TW, a livello globale.
Riguardo all’impegno di triplicare le rinnovabili al 2030 (assunto dal Governo al G7 il 30 aprile 2024) Elettricità Futura fa notare come, a fine 2023, in Italia erano installati 66 GW di potenza rinnovabile. “Triplicarli significa moltiplicare 66 per 3 = 198 GW installati entro 7 anni. Autorevoli Istituzioni – IEA, BEI, BCE – hanno più volte sottolineato ai Governi di accelerare la transizione perché procrastinarla farebbe aumentare i costi.” riporta in una nota EF.
La soluzione, sottolinea ANIE Rinnovabili in una nota,” potrebbe essere rappresentata dal fotovoltaico a tetto sia residenziale che commerciale/industriale e dall’agrivoltaico, ovvero impianti fotovoltaici che consentono di preservare la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale sul sito di installazione, garantendo, al contempo, una buona produzione energetica da fonti rinnovabili”.
Secondo i dati del GSE l’occupazione media nazionale del suolo fotovoltaico è pari allo 0,13% della superficie agricola utilizzabile, ovvero circa 16mila ettari, su quasi 12,8 milioni di ettari disponibili (elaborazione Elettricità Futura).
A livello regionale, secondo i dati GSE, la superficie agricola che ospita pannelli è compresa tra lo 0,1% e lo 0,2% del totale, e più in dettaglio: 0,17% in Abruzzo, 0,13% in Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Piemonte, 0,12% in Sicilia e Basilicata, 0,11% in Molise e Umbria, 0,10% in Veneto, 0,07% in Campania e 0,05% in Lombardia.
Dunque, afferma Elettricità Futura, “per raggiungere il target del REPowerEU (installare nuovi 84 GW di rinnovabili) servirebbe solo lo 0,5% dei terreni agricoli e, ovviamente, si installerebbero gli impianti nei terreni agricoli non di pregio. Per raggiungere il target sottoscritto dall’Italia al G7 di triplicare le rinnovabili (installare nuovi 140 GW) servirebbe meno dell’1% dei terreni agricoli, sempre evitando le aree agricole di pregio”.
Nel 2022 l’energia elettrica rinnovabile ha fatto risparmiare, secondo IRENA 25 miliardi $ in Italia (stima EF). “L’elettricità prodotta con gli impianti fotovoltaici utility scale, infatti, costa un terzo dell’elettricità generata dagli impianti fotovoltaici residenziali sui tetti” rimarca Elettricità Futura.
L’Italia, paese ricco di rinnovabili e di imprese del settore, potrebbe essere in prima fila nella transizione energetica.
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