Secondo l’Electricity Market Report di Luglio 2021 pubblicato dall’IEA – International Energy Agency, dopo essere diminuita di circa l’1% nel 2020 a causa degli impatti della pandemia di COVID-19, la domanda globale di elettricità aumenterà del 5% nel 2021 e del 4% nel 2022 ma supererà la crescita delle rinnovabili. Tuttavia, quasi la metà di questo aumento proverrà dai combustibili fossili, in particolare dal carbone, che minacciano di spingere le emissioni di CO2 del settore energetico a livelli record nel 2022 e 2023. L’agenzia ha pubblicato inoltre il 20 luglio il nuovo “Sustainable Recovery Tracker” uno strumento che monitora come i governi europei intendono pianificare gli investimenti previsti dal recovery plan per la ricostruzione post Covid e il loro impatto nello sviluppo delle energie rinnovabili e sulle emissioni globali di CO2. I dati del tracker saranno discussi nella riunione ministeriale del G20 su Ambiente, Clima ed Energia che si svolgerà il 22 e 23 luglio a Napoli. L’IEA sottolinea come nonostante l’ingente sostegno fiscale (16 trilioni di dollari di sostegno fiscale durante la pandemia di Covid-19) volto a stabilizzare e ricostruire l’economia europea, solo il 2% dei fondi per la ripresa economica saranno destinati all’efficientamento energetico: si tratta di una somma di denaro ben al di sotto di quanto necessario per raggiungere gli obiettivi climatici internazionali. Non solo, così facendo, le emissioni globali sono destinate a raggiungere il massimo storico.
Nel percorso tracciato nella recente “Roadmap to Net Zero” entro il 2050 dell’IEA, quasi tre quarti delle riduzioni globali delle emissioni tra il 2020 e il 2025 avverranno nel settore dell’elettricità. Per ottenere questa diminuzione, il percorso prevede che la produzione di elettricità da fonti fossili scenda di oltre il 6% all’anno. A questo scopo la spesa per la transizione verso l’energia pulita deve accelerare molto più rapidamente: “Sulla base della nostra nuova tabella di marcia Net Zero, gli investimenti in energia pulita dovranno triplicare entro il 2030 per mettere il mondo sulla buona strada per raggiungere le emissioni zero entro il 2050, mantenendo così la porta aperta per una stabilizzazione di 1,5 °C dell’aumento delle temperature globali” ha affermato Fatih Birol, direttore esecutivo dell’IEA. “I mercati finanziari stanno fornendo segnali incoraggianti per gli investimenti in energia pulita. I 750 miliardi di dollari previsti da spendere per le tecnologie energetiche pulite e l’efficienza nel 2021 sono incoraggianti, ma rimangono molto al di sotto di quanto necessario per portare il sistema energetico su un percorso sostenibile” ha aggiunto Birol. Nelle prime fasi della pandemia, l’IEA ha pubblicato il “Piano di ripresa sostenibile”, che raccomandava di spendere 1.000 miliardi di dollari a livello globale in misure per l’energia pulita che potrebbero avere un ruolo di primo piano nei piani di ripresa. Secondo il Piano – sviluppato in collaborazione con il Fondo Monetario Internazionale – questa spesa darebbe impulso alla crescita economica globale, creerebbe milioni di posti di lavoro e metterebbe il mondo sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Secondo il Tracker con gli attuali piani governativi la spesa totale pubblica e privata per l’energia pulita crescerebbe fino circa 350 miliardi di dollari all’anno entro il 2023 – solo il 35% di quanto previsto dal Piano di Recupero.
Inoltre, secondo i dati dell’IEA, la produzione di elettricità rinnovabile, che è cresciuta del 7% nel 2020, continua ad aumentare fortemente, ma non può tenere il passo con l’aumento della domanda. Sulla base delle attuali impostazioni politiche e tendenze economiche, la produzione di elettricità da fonti rinnovabili – tra cui energia idroelettrica, eolica e solare FV – aumenterà dell’8% nel 2021 e di oltre il 6% nel 2022. Tuttavia, si prevede che le energie rinnovabili saranno in grado di servire solo circa metà della crescita prevista della domanda globale nel 2021 e nel 2022. La produzione di elettricità a base di combustibili fossili è destinata a coprire il 45% della domanda aggiuntiva nel 2021 e il 40% nel 2022, mentre l’energia nucleare farà il resto. Di conseguenza, si prevede che le emissioni del settore elettrico – che sono diminuite sia nel 2019 che nel 2020 – aumenteranno del 3,5% nel 2021 e del 2,5% nel 2022, il che le porterebbe al massimo storico.
Secondo gli attuali piani di spesa per la ripresa dei governi, le emissioni globali di anidride carbonica (CO2) sono destinate dunque a salire a livelli record nel 2023 e continuare ad aumentare negli anni successivi. Ciò lascerebbe il mondo lontano dal percorso verso l’azzeramento delle emissioni entro il 2050 e significherebbe il fallimento del percorso verso l’indipendenza dai combustibili fossili, possibile solo invece con un sostegno economico ampio alle fonti rinnovabili come il fotovoltaico, l’agrivoltaico e l’eolico.