La transizione ecologica passa dai territori e dalle Regioni

4, Nov 2021 | Efficienza energetica

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La transizione ecologica passa dai territori: per triplicare la potenza fotovoltaica installata nel nostro Paese e raddoppiare quella eolica, come prevede al 2030 il Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC) – che richiede almeno 40 GW di nuove rinnovabili al 2030, di cui, si stima, 30 GW da soddisfare con grandi impianti    e per far sì che il fiorente e vivace mercato delle fonti rinnovabili non venga paralizzato dall’eccessiva burocrazia legata agli iter autorizzativi e di connessione alla rete, le Regioni svolgono un ruolo fondamentale nel processo di transizione energetica in cui privilegiare l’utilizzo di fonti rinnovabili come il solare fotovoltaico.

Alcune regioni del Nord Italia sembrano essere più efficienti nel disbrigo delle pratiche autorizzative come evidenzia la recente delibera della regione Emilia-Romagna per regolamentare l’installazione di impianti fotovoltaici nelle ex-cave.

Un provvedimento che introduce e semplifica nuove possibilità di produrre energia pulita in aree compromesse, prevedendo l’ipotesi di fotovoltaico flottante (cioè galleggiante) e premiando gli impianti integrati con l’agricoltura, il cosiddetto “agrivoltaico”: nelle aree in cui si è conclusa l’attività estrattiva nuovi impianti fino a 20 megawatt connessi alla rete elettrica di media tensione potranno partire con una semplice comunicazione. Nelle cave dismesse “riutilizzate” come bacino idrico, le nuove norme regionali consentono l’istallazione di impianti fotovoltaici “flottanti” ovvero con “solare galleggiante”, posto il rispetto di alcune importanti norme di tutela ambientale.

Per le ex cave ritornate all’uso agricolo, invece, è previsto l’agrovoltaico con tecnologie innovative come il montaggio verticale di moduli, che possono essere bifacciali o elevati da terra, dotati di inseguitori solari. Infine gli impianti a terra: sono consentiti nelle cave abbandonate, così come in quelle destinate ad un recupero agricolo, a condizione però che l’area non risulti coltivata. Per quelle coltivate, c’è un limite del 10% di utilizzo dell’area agricola se la stessa risulta adibita alla coltivazione, salvaguardando così l’agricoltura e attivando soluzioni innovative per tenere assieme produzione di energia e di cibo come l’agrofotovoltaico.

A Sant’Alberto, un’area agricola situata in provincia di Ravenna, da anni funziona un impianto fotovoltaico della potenza nominale di 35 MWp, con un’estensione di 71 ettari (ma l’effettiva superficie coperta dai pannelli è inferiore al 40%), integrato a un allevamento estensivo di ovini.

Negli ultimi anni, il fotovoltaico ha avuto una notevole crescita nella regione e, nel 2020 l’Emilia Romagna si è collocata come la terza regione Italiana per il numero di impianti fotovoltaici. Inoltre, secondo i dati pubblicati dal GSE all’interno del rapporto statistico 2020 la produzione di energia solare è superiore rispetto ad altre regioni italiane (solo la Lombardia e il Veneto hanno una produzione lorda che si attesta su cifre di poco maggiori o minori).

Tuttavia, “sulle politiche generali per il fotovoltaico il processo innovativo avviato deve essere completato con un quadro d’insieme che spinga davvero la sua installazione in tutte le aree degradate”, ad esempio nelle ex discariche da convertire in centrali fotovoltaiche e in cui sono stati stimati almeno 60 MW (megawatt) di potenzialità, fa notare Legambiente commentando la delibera. 

Per quanto riguarda, invece, le aree del territorio già cementificate, occorre insistere maggiormente per favorire gli impianti fotovoltaici sulle grandi superfici oggi adibite a parcheggi urbani, ampissimi distese di cemento assolate e spesso senza alberi. Secondo le stime dello studio di Legambiente, solo in una ventina di parcheggi di alcune città della regione sarebbe possibile installare 190 MW di fotovoltaico, che coprirebbero il fabbisogno energetico di più di 50 mila famiglie (qui è disponibile il dossier integrale).

Nel complesso dunque parcheggi, ex cave ed ex discariche potrebbero cubare almeno 1000 megawatt, secondo le stime dell’associazione che commenta: si tratta di una “cifra ancora insufficiente per gli obiettivi climatici, ma a cui va aggiunto poi il potenziale degli impianti sul tetto di edifici e la tecnologia eolica” (tenendo conto che per l’eolico il discorso è diverso se si considera che gli impianti eolici sono presenti quasi esclusivamente nel sud della penisola).

L’esempio virtuoso dell’Emilia Romagna dimostra che la sfida della transizione energetica ed energia pulita  può essere vinta puntando su un modello di generazione energetica da rinnovabili che valorizza i territori e allo stesso tempo attento alle risorse agricole e ambientali presenti.

Il tema della localizzazione dei grandi impianti fotovoltaici è un tema cruciale per la transizione ecologica, che deve tenere conto da un lato della necessità di produrre grandi quantità di energia rinnovabile nei prossimi anni per fermare la corsa verso il disastro climatico, e dall’altro dell’aggiornamento e dell’impegno da parte delle istituzioni locali che devono saper governare questi processi per evitare conflitti con il paesaggio e l’agricoltura.

Pertanto, le regioni italiane non devono lasciarsi sfuggire la grande opportunità di procedere sulla via del risparmio energetico e rivendicare il loro ruolo fondamentale in quello che sarà il futuro scenario energetico del Paese.

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