L’importanza dell’agrofotovoltaico nella RED II per la transizione ecologica al 2030

27, Ott 2021 | Efficienza energetica

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Tregua nella “guerra” all’agrofotovoltaico, ovvero il fotovoltaico su terreno agricolo. È stata infatti congelata dalla Conferenza Unificata Stato Regioni la proposta di emendamento al decreto di recepimento della direttiva europea Red II, che fissa un obiettivo vincolante per la quota complessiva di energia da fonti rinnovabili,  che limitava fotovoltaico e agro-fotovoltaico su terreni agricoli al solo 5% della superficie agricola utilizzata. 

L’emendamento proposto era stato contestato da Italia Solare, l’associazione di categoria delle aziende del fotovoltaico, che lo aveva definito come fortemente penalizzante per la diffusione del solare e degli impianti a terra, aggiungendo inoltre che “in Italia stiamo assistendo a una crociata contro la realizzazione di progetti fotovoltaici a terra e in particolare di progetti su terreni agricoli, i cosiddetti “Progetti Agro-fotovoltaici”, che possono essere realizzati in sinergia con gli agricoltori.

Nel cammino verso la transizione ecologica 2030 sarà necessario però prevedere impianti a terra, da sviluppare innanzitutto nelle aree industriali o nelle  aree agricole degradate, abbandonate o inidonee alla produzione agricola, ma anche soluzioni “agrovoltaiche” su aree agricole produttive.

Le azioni di contrasto al cambiamento climatico che l’Europa propone all’interno del Green Deal nel pacchetto “Fit for 55” (con cui si definiscono 12 misure atte a centrare l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas-serra del 55% al 2030) comportano infatti la revisione di alcune direttive come quella sulle energie rinnovabili RED (l’Italia come già detto è ancora nel percorso di recepimento della vecchia direttiva) e secondo questo nuovo scenario, al 2030 le rinnovabili dovranno passare dal 32% al 40%, e l’efficientamento energetico  dovrà aumentare dal già previsto 32% al 39% rispetto ai consumi del 1990.

Il 26 ottobre 2021, presso la fiera Key Energy di Rimini, si è tenuto un focus sulle tematiche dell’agrofotovoltaico  in Italia, dal titolo “Key Energy 2021 – Tecnologie e qualità dei progetti per l’agrivoltaico sostenibile” in cui il Coordinamento Free (Coordinamento di 26 associazioni nazionali delle fonti rinnovabili ed efficienza energetica) ha promosso l’approfondimento di alcune tematiche legate alla transizione ecologica e alle opportunità derivanti dall’applicazione delle misure del PNRR presentando 7 position paper per altrettante proposte per l’Italia al 2030. 

 

L’importanza dell’agrovoltaico  per la transizione ecologica nazionale è evidenziata dal sostanzioso stanziamento previsto dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che raggiunge i 1,1 miliardi di euro, con l’obiettivo di installare 1,04 GWp di impianti  fotovoltaici (che comporterebbero una riduzione di 0,8 milioni di tonnellate di CO2), sebbene non sia ancora chiaro come in realtà queste risorse giungeranno sui territori (incentivi, aste, bandi regionali, etc). 

Il Governo infatti ha introdotto alcune importanti semplificazioni nelle autorizzazioni previste dall’omonimo Decreto D.L. 77/2021 (tramite la condivisione delle procedure di individuazione di aree adatte) prevedendo una facilitazione per accedere ai meccanismi degli incentivi anche per gli impianti fotovoltaici in ambito agricolo a patto però che si verifichino tre condizioni fondamentali, ovvero l’utilizzo di soluzioni innovative, la sola installazione di impianti sollevati da terra, e che gli impianti stessi siano dotati di sistemi di monitoraggio che ne verifichino l’impatto ambientale. 

Secondo il Position paper del Coordinamento Free su “Fotovoltaico e Agricoltura. Proposte per una relazione virtuosa” nella migliore delle ipotesi, dove sia possibile utilizzare in primis “luoghi come ex cave, discariche dismesse, aree degradate a causa di fenomeni naturali, ambientali, aree inquinate non bonificabili, bacini idrici ecc., solo il 10% del fotovoltaico installabile a terra potrà essere realizzato”.

Il Paper sostiene inoltre che il supporto del PNRR al “parco agrisolare sarà sicuramente utile ma insufficiente a diffondere il fotovoltaico sui tetti degli edifici rurali e agroindustriali”.

Nel documento redatto dai Gruppi di Lavoro del Coordinamento Free sono contenute alcune proposte per promuovere la produzione fotovoltaica in ambito agricolo tra cui “stabilire un plafond di potenza specifico per fabbricati rurali strumentali; estendere la tariffa omnicomprensiva agli impianti su edifici/fabbricati rurali di potenza fino a 500 KW; sostenere ulteriormente l’autoconsumo e i sistemi di stoccaggio; prevedere l’accesso ai benefici del Credito 4.0 (L.160/2020 art.1, c. 184-197) per FV realizzati da imprese agricole”. Per quanto riguarda la politica fiscale, il Coordinamento suggerisce di “estendere il Superbonus 110% per l’efficientamento di fabbricati rurali con installazione fotovoltaico (estensione ai soggetti in reddito d’impresa oltre che alle persone fisiche) con priorità agli edifici destinati all’attività agrituristica”.

Dal documento del Coordinamento Free è emerso come la realizzazione degli obiettivi sul fotovoltaico al 2030 richiederà “l’adozione di una pluralità di interventi, in diversi ambiti e settori produttivi, compreso quello agricolo, dove sussistono diverse tipologie di superfici utilizzabili e dove, ad esempio, al 31 dicembre 2019 risultano installati 29.421 impianti fotovoltaici inseriti nell’ambito di aziende agricole e di allevamento per una potenza complessiva di 2.548 MW e una produzione di lorda di 2.942 GWh (di cui 674 GWh di autoconsumo).”

Impianti non sufficienti a garantire la transizione ecologica del Paese: secondo Free sarà infatti necessario prevedere installazioni per circa 22,5 GW che dovrebbero complessivamente impegnare circa 37.500 ettari di terreni classificati agricoli: una percentuale molto bassa, lo 0,20%, rispetto all’attuale superficie agricola totale che in Italia è pari a 16,7 milioni di ettari, ed anche rispetto alla superficie agricola inutilizzata, oltre 3,7 milioni di ettari, si arriverebbe all’1,4% della SAU (superficie agricola inutilizzata) perduta negli ultimi vent’anni a causa della cessata coltivazione delle terre meno produttive e dall’espansione delle aree urbanizzate e industriali.

Per dare una risposta e supporto agli operatori che oggi intendono realizzare impianti di questo genere Italia Solare ha deciso di avviare una raccolta di best practices, dati e informazioni di progetti agrofotovoltaici realizzati o in fase di sviluppo. Il progetto verrà promosso anche attraverso i social media (l’hashtag del progetto è: #yes_agroFV ).

Dato che ad oggi non esiste nella legislazione italiana una definizione di impianto agrivoltaico Italia Solare ha inoltre creato un gruppo di lavoro dedicato all’agro-fotovoltaico nell’ambito del quale è stato concordato come definire “impianto agro-fotovoltaico”: un impianto fotovoltaico, che nel rispetto dell’uso agricolo e/o zootecnico del suolo, anche quando collocato a terra, non inibisce tale uso, ma lo integra e supporta garantendo la continuità delle attività pre-esistenti ovvero la ripresa agricola e/o zootecnica e/o biodiversità sulla stessa porzione di suolo su cui insiste l’area di impianto, contribuendo così ad ottimizzare l’uso del suolo stesso con ricadute positive sul territorio in termini occupazionali, sociali ed ambientali.

Non si tratta dell’unica iniziativa a favore dell’espansione del fotovoltaico su terreni agricoli. ENEA ed ETA Florence Renewable Energies hanno lanciato una rete nazionale aperta ad associazioni di categoria, imprese, istituzioni, per promuovere l’agrivoltaico sostenibile. L’obiettivo è di arrivare alla definizione di un quadro metodologico e pre-normativo, di linee guida per la progettazione e valutazione degli impianti, per “trasformare la tecnologia del fotovoltaico in una tecnologia abilitante per aprire nuovi sviluppi all’agricoltura, che da queste pratiche potrà trarre beneficio”.
Affinché ciò accada è necessario “proporre interventi di qualità ambientale, supportati da appropriate conoscenze scientifiche, e di lavorare con i decisori alla redazione di chiare linee guida di riferimento, affinchè la transizione energetica non sia in contrasto con gli obiettivi di conservazione del suolo e del paesaggio, e della componente agricola, in particolare” commentano nell’evidenziare le potenzialità di fotovoltaico e agricoltura per la transizione ecologica.

Eppure finora in Italia l’agrivoltaico non si è sviluppato a sufficienza, non solo per la mancanza degli incentivi, ma a causa di diversi ostacoli e di aspetti da superare, quali un complesso sistema normativo e di permessi e un’appropriata definizione urbanistica degli impianti agro-voltaici.

Ritornando a quell’1,4% di occupazione di terreno agricolo con impianti agrovoltaici, l’obiettivo 2030 per il Ministero della Transizione ecologica è di arrivare almeno ad uno 0,4-0,5%, ça va sans dire, “guerra” permettendo.

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