Il MITE ha pubblicato a fine giugno le “Linee Guida in materia di Impianti Agrivoltaici“: il documento, elaborato dal Gruppo di lavoro coordinato dal MITE a cui hanno partecipato: CREA – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, ENEA – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, GSE – Gestore dei servizi energetici S.p.A. ed RSE – Ricerca sul sistema energetico S.p.A., descrive le caratteristiche minime e i requisiti che un impianto fotovoltaico dovrebbe possedere per essere definito agrivoltaico, sia per ciò che riguarda gli impianti più avanzati, che possono accedere agli incentivi PNRR, sia per ciò che concerne le altre tipologie di impianti agrivoltaici, che possono comunque garantire un’interazione più sostenibile fra produzione energetica e produzione agricola.
Vediamo le principali novità riportate nelle Linee Guida:
REQUISITO A: Il sistema è progettato e realizzato in modo da adottare una configurazione spaziale ed opportune scelte tecnologiche, tali da consentire l’integrazione fra attività agricola e produzione elettrica e valorizzare il potenziale produttivo di entrambi i sottosistemi;
REQUISITO B: Il sistema agrivoltaico è esercito, nel corso della vita tecnica, in maniera da garantire la produzione sinergica di energia elettrica e prodotti agricoli e non compromettere la continuità dell’attività agricola e pastorale;
REQUISITO C: L’impianto agrivoltaico adotta soluzioni integrate innovative con moduli elevati da terra, volte a ottimizzare le prestazioni del sistema agrivoltaico sia in termini energetici che agricoli;
REQUISITO D: Il sistema agrivoltaico è dotato di un sistema di monitoraggio che consenta di verificare l’impatto sulle colture, il risparmio idrico, la produttività agricola per le diverse tipologie di colture e la continuità delle attività delle aziende agricole interessate;
REQUISITO E: Il sistema agrivoltaico è dotato di un sistema di monitoraggio che, oltre a rispettare il requisito D, consenta di verificare il recupero della fertilità del suolo, il microclima, la resilienza ai cambiamenti climatici.
Si ritiene dunque che:
- Il rispetto dei requisiti A, B è necessario per definire un impianto fotovoltaico realizzato in area agricola come“agrivoltaico”. Per tali impianti dovrebbe inoltre previsto il rispetto del requisito D.2.
- Il rispetto dei requisiti A, B, C e D è necessario per soddisfare la definizione di “impianto agrivoltaico avanzato” e, in conformità a quanto stabilito dall’articolo 65, comma 1-quater e 1-quinquies, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, classificare l’impianto come meritevole dell’accesso agli incentivi statali a valere sulle tariffe elettriche.
- Il rispetto dei A, B, C, D ed E sono pre-condizione per l’accesso ai contributi del PNRR, fermo restando che, nell’ambito dell’attuazione della misura Missione 2, Componente 2, Investimento 1.1 “Sviluppo del sistema agrivoltaico”, come previsto dall’articolo 12, comma 1, lettera f) del decreto legislativo n. 199 del 2021, potranno essere definiti ulteriori criteri in termini di requisiti soggettivi o tecnici, fattori premiali o criteri di priorità (cfr. Capitolo 4).
Gli impianti agrivoltaici uniscono la produzione fotovoltaica nelle aziende agricole integrandola con quella delle colture e con l’allevamento. Una forma di “convivenza” particolarmente interessante per la decarbonizzazione del nostro sistema energetico, ma anche per la sostenibilità del sistema agricolo e la redditività a lungo termine di piccole e medie aziende del settore.
“La revisione delle Linee Guida, a dieci anni dalla loro emanazione, dovrebbe portare a individuare con maggiore efficacia le aree escluse dalla possibilità di installazione, superando le contraddizioni tra le diverse Linee guida regionali e le regole per garantire progetti compatibili sotto il profilo paesaggistico, ecologico e colturale, introducendo tetti massimi di concentrazione nei territori e all’interno della superficie aziendale, ma anche strumenti convenzionali a garanzia del rispetto degli impegni assunti dal gestore nell’arco di vita dell’impianto. Inoltre, a prescindere dai requisiti più stringenti che derivino da considerazioni di natura paesaggistica e territoriale, occorre definire condizioni minime di compatibilità ecologica per qualunque impianto si candidi a collocarsi al suolo” dichiara Legambiente in una nota stampa.
“La Politica Agricola Comune può rappresentare una spinta a integrazioni virtuose di produzione agrivoltaiche. Con l’agrivoltaico, infatti, il fotovoltaico diventa un alleato ecologico non solo delle colture ma anche della tenuta reddituale e dell’osservanza delle regole e degli strumenti dei programmi agricoli sostenuti dalla PAC. Il suolo occupato dalle installazioni cessa di essere una voce di costo, acquisto e manutenzione; differenti modelli consentono di integrare il reddito aziendale e di comporre un mix produttivo entro cui confluiscano anche le misure di sostegno (opportunamente orientate a valorizzare le sinergie produttive e le prestazioni ecologiche) al fine di permettere di assorbire gli impatti degli investimenti iniziali e di stabilizzare gli investimenti in capitale naturale delle aziende, liberandole, nel lungo termine, dalla loro stretta dipendenza dal regime di aiuti. Nel caso di installazioni in grado di convivere con le infrastrutture verdi aziendali (vegetazioni a prato e per le specie impollinatrici, fasce tampone, pascolo, ecc.) il vincolo di mantenimento dell’impiantistica fotovoltaica al termine delle annualità di sostegno dovrebbe essere automaticamente garantito dalla redditività propria dell’impianto e non decadere, come avviene ora, con la scadenza degli incentivi dei Programmi di Sviluppo Rurali, mentre deve essere formalizzato il vincolo che associa l’installazione impiantistica a una o più buone pratiche agricole” conclude la nota.
Inoltre, il MiTE ha comunicato l’avvio della Consultazione pubblica sulla misura per la concessione dei benefici previsti dalla Missione 2, Componente 2, Investimento 1.1 “Sviluppo Agrovoltaico” del Pnrr. La misura ha l’obiettivo di incentivare con contributi a fondo perduto fino al 40% la realizzazione di Impianti agrovoltaici per contribuire al raggiungimento dei target nazionali in materia di energie rinnovabili e al contempo rendere più competitivo il settore agricolo, riducendo i costi di approvvigionamento energetico e migliorando le prestazioni climatiche-ambientali.
Le parti interessate potranno inviare osservazioni all’indirizzo di posta elettronica PEC: cee@pec.mite.gov.it, entro il termine fissato al prossimo 12 luglio, utilizzando il Modulo di adesione alla consultazione, indicando come oggetto della mail “Consultazione M2C2 investimento 1.1 Sviluppo Agrovoltaico”.
Le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza indirizzate agli impianti fotovoltaici in aree agricole (agri-solare sugli edifici agricoli, agro-voltaico, comunità energetiche, ecc.) e le misure di semplificazione in tema di agro-voltaico contenute nel DL n. 77/2021 (cd. DL Semplificazioni) rappresentano primi segnali positivi, ma c’è ancora molto da fare. Secondo le stime di Legambiente, Greenpeace, Italia solare e Wwf, per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del fotovoltaico servono 80 GW di installazioni: almeno il 30% circa da realizzare su tetti e terreni industriali o contaminati, la parte restante su 50-70.000 ettari di terreni agricoli, pari allo 0,4-0,6% della superficie agricola utile (SAU).