Rinnovabili e lo stop all’agrivoltaico in Calabria

13, Giu 2022 | Efficienza energetica, NEWS DAL MONDO SUNCITY

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Ancora uno stop all’agrivoltaico. “Mentre faticosamente si sta affermando a livello nazionale l’idea che le rinnovabili siano la soluzione per il caro bollette e i cambiamenti climatici, a livello regionale registriamo ancora grandi e inspiegabili resistenze. Ora è la volta della Regione Calabria: dalla proposta di modifica della legge urbanistica e in particolare sull’articolo 3 che modifica l’articolo 51 della l. 16 Aprile 2002, n. 19, si evince che per l’agrivoltaico, si vuole fissare il 10% d’utilizzo della superficie agricola, rendendo di fatto l’agrivoltaico impossibile da realizzare”. È quanto emerge dal comunicato stampa congiunto trasmesso dal Coordinamento FREE, Legambiente Calabria, Kyoto club, Italia Solare a fronte dell’ennesimo fermo ad una soluzione capaci di conciliare la produzione di energia elettrica da fonte solare e le attività agricole.

“Prima di tutto – scrivono le associazioni – vogliamo ribadire che l’agrivoltaico è un sistema in cui l’attività agricola e l’attività energetica coesistono e insistono sulla medesima porzione di territorio, preservando la vocazione agricola del terreno, per cui non “lede” l’agricoltura, ma anzi la integra in maniera virtuosa con la produzione di energia da fonte rinnovabile”.

Grazie all’agrivoltaico è possibile infatti produrre energia pulita valorizzando il suolo agricolo tramite la produzione di elettricità come integrazione e non sostituzione della coltivazione agricola.

“Oltre a ciò rileviamo che è espressamente esclusa dalla normativa nazionale per gli impianti agrivoltaici la necessità di rispettare uno specifico rapporto fra impianti e superfici destinate ad agricoltura – sottolineano nella nota -. In più, abbiamo una giurisprudenza consolidata che afferma il fatto che “non si può procedere con l’assimilazione dell’impianto agrivoltaico a quello fotovoltaico tout court”, come afferma il Tar di Lecce con la sentenza 586/2022.

L’agrivoltaico, infatti, introduce la produzione fotovoltaica nelle aziende agricole integrandola con quella delle colture e con l’allevamento. Una forma di “convivenza” particolarmente interessante per la decarbonizzazione del nostro sistema energetico, ma anche per la sostenibilità del sistema agricolo e la redditività a lungo termine di piccole e medie aziende del settore.

“La Regione Calabria nella sua proposta di legge, invece, mette nero su bianco gli impedimenti proposti all’agrivoltaico, affermando nel nuovo testo dell’articolo 51 della l.r. 16 Aprile 2002, n. 19 che “anche per gli impianti agrovoltaici di nuova generazione si applicano, per quanto compatibili, le disposizioni del QTRP” sottolineano Coordinamento FREE, Legambiente Calabria, Kyoto club, Italia Solare. Ciò significa che il limite del 10% si applica anche all’agrivoltaico. Potrebbe sembrare una percentuale innocua quella del 10%, ma in realtà lede proprio quella categoria di agricoltori che si dovrebbero proteggere: quelli piccoli. Realizzare un impianto fotovoltaico sul 10% di una piccola proprietà, significa fare un investimento che non sta in piedi perché non ci sono le necessarie economie di scala. Quindi significa non fare agrivoltaico”.

Le associazioni propongono, quindi, che il testo di legge venga modificato come di seguente: “Anche per gli impianti agro-fotovoltaici si applicano le disposizioni normative del QTRP, fatto salvo per quelle disposizioni che risultano incompatibili e in particolare con esclusione delle disposizioni che stabiliscono rapporti fra l’area degli impianti e l’area impiegata per le coltivazioni.

Va ricordato che il marzo scorso, è stato firmato dal Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, il decreto che fornisce le direttive necessarie all’avvio della misura “Parco Agrisolare”, a cui sono dedicate risorse pari a 1,5 miliardi di euro a valere sui fondi del PNRR. Il 40% delle risorse è riservato al finanziamento di progetti da realizzare nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Obiettivo della misura è sostenere gli investimenti per la realizzazione di impianti fotovoltaici su edifici a uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale, escludendo totalmente il consumo di suolo, tramite l’erogazione di un contributo che potrà coprire anche i costi di riqualificazione e ammodernamento delle strutture, con la rimozione dell’eternit e amianto sui tetti (ove presente) e/o migliorando coibentazione e areazione, anche al fine di contribuire al benessere degli animali.

Si dà cosi avvio alla diversificazione delle fonti energetiche, spingendo sulle rinnovabili, che rappresentano un elemento centrale per ridurre i costi dell’energia sostenuti dalle aziende del settore.

Il fotovoltaico ha raggiunto un grado di maturità tecnologica e di economicità che consente oggi di affrontare il decollo definitivo di questa fonte come sostituto delle fonti fossili nella generazione elettrica. Un fattore limitante delle installazioni è la disponibilità di superfici, ma l’agrivoltaico è un modello in cui la produzione elettrica, la manutenzione del suolo e della vegetazione risultano integrate e concorrenti al raggiungimento degli obiettivi produttivi, economici e ambientali dei terreni.

Il target finale del progetto “Parco Agrisolare” da raggiungere è l’installazione di pannelli fotovoltaici per una potenza complessiva pari a 375.000 kW, contribuendo così ad aumentare la sostenibilità, la resilienza, la transizione verde e l’efficienza energetica del settore.

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