RED III: l’UE innalza l’obiettivo vincolante sulle rinnovabili per il 2030

21, Apr 2023 | Efficienza energetica, NEWS DAL MONDO SUNCITY

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Si torna a parlare di RED III, la direttiva sulle energie rinnovabili del pacchetto “Fit for 55”. in seguito all’accordo tra Parlamento Europeo e il Consiglio (del 30 marzo 2023) che innalza l’obiettivo vincolante sulle rinnovabili per il 2030 dal 32% al 42,5%- 45%. Questo accordo avvicina l’UE al completamento della legislazione “Pronti per il 55%” per realizzare il Green Deal europeo e gli obiettivi di REPowerEU. L’accordo alza l’obiettivo vincolante dell’UE sulle energie rinnovabili per il 2030 a un minimo del 42,5% rispetto al 32% precedentemente fissato, ossia quasi il doppio dell’attuale quota di energie rinnovabili nell’UE. I negoziatori hanno inoltre deciso che l’UE punterà a raggiungere il 45% delle energie rinnovabili entro il 2030 – si legge nella nota dell’UE.

L’accordo ribadisce la determinazione dell’UE a conseguire l’indipendenza energetica, attraverso una diffusione più rapida delle rinnovabili prodotte internamente, e a centrare l’obiettivo di ridurre del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030. Col tempo, l’espansione e l’accelerazione delle rinnovabili nella produzione di energia elettrica, nell’industria, nell’edilizia e nei trasporti ridurrà i prezzi dell’energia e la dipendenza dell’UE dalle importazioni di combustibili fossili.

Che cos’è il Green deal e il Piano REPowerEU

Ma che cos’è il Green deal e il Piano REPowerEu? Il Green Deal europeo è il piano di crescita a lungo termine dell’UE, volto a rendere l’Europa climaticamente neutra entro il 2050. La revisione della direttiva sull’efficienza energetica è una delle proposte del pacchetto “Fit for 55%” con cui l’Europa punta a tagliare entro il 2030 le emissioni del 55% e mira a portare al 45% la quota di energia prodotta da rinnovabili (nel 2021 in Italia eravamo al 19,5%) che la Commissione ha presentato nel luglio 2021. Accelerare e aumentare la diffusione delle rinnovabili entro la fine del prossimo decennio è fondamentale affinché l’Europa diventi il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050 e renda il Green Deal europeo una realtà.

Aumentare la produzione e l’uso delle energie rinnovabili è anche un pilastro fondamentale del piano REPowerEU, la strategia dell’UE per eliminare le importazioni di combustibili fossili russi prima possibile. Nel maggio 2022 la Commissione ha proposto, nell’ambito del piano REPowerEU, di accelerare ulteriormente la diffusione delle energie rinnovabili, anche alzando l’obiettivo vincolante in materia di rinnovabili proposto nel pacchetto legislativo “Fit for55%” del Green Deal europeo. Di conseguenza l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili dovrà raggiungere, al 2030, l’85%A fine 2022, causa anche la siccità che ha ridotto l’apporto di idroelettrico, tale percentuale era al 31%. 

Una quota maggiore di energie rinnovabili per un’economia decarbonizzata

Nel quadro della nuova legge frutto dell’accordo tra Parlamento europeo e Consiglio, le procedure di autorizzazione saranno più semplici e rapideLe energie rinnovabili saranno riconosciute come interesse pubblico prevalente, fermo restando un elevato livello di protezione dell’ambiente. Nelle zone con un forte potenziale per le rinnovabili e basso rischio ambientale, gli Stati membri istituiranno zone di accelerazione dedicate per le energie rinnovabili, con procedure di autorizzazione particolarmente semplici e rapide chiarisce la nota del Parlamento europeo.

L’accordo comprende obiettivi e misure a sostegno della diffusione delle rinnovabili in vari settori dell’economia includendo per la prima volta nella direttiva RED III un settore energivoro chiave come l’industria. L’accordo stabilisce obiettivi indicativi (l’aumento annuale dell’1,6% dell’uso di energie rinnovabili) e un obiettivo vincolante: entro il 2030 l’idrogeno rinnovabile dovrà rappresentare il 42% del consumo totale d’idrogeno nell’industria.

La revisione della direttiva rafforza gli obiettivi annuali delle rinnovabili per il settore del riscaldamento e del raffrescamento e per l’energia rinnovabile utilizzata nei sistemi di teleriscaldamento; introduce un parametro di riferimento specifico del 49% di rinnovabili per il consumo energetico degli edifici entro il 2030 al fine di completare la legislazione dell’UE nel settore dell’edilizia ( qui l’approfondimento Come funziona la Direttiva efficienza energetica nell’edilizia e orientare gli sforzi degli Stati membri.

La situazione italiana

In Italia è stato pubblicato a dicembre 2019 il PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima), un documento che tuttavia si rifà a dati non aggiornati agli ultimi obiettivi europei. Ad esempio, gli obiettivi al 2030 sono ancora fissati al 30% di consumi energetici basati su fonti rinnovabili. Una versione aggiornata del documento di cui si attende la pubblicazione è al vaglio del Governo

In ogni caso, è noto che per raggiungere gli obiettivi europei entro il 2030 bisognerà come minimo triplicare la capacità di generazione di solare ed eolico, le due fonti su cui si baserà la transizione energetica.

Partendo dai quasi 38 GW già in esercizio bisognerà aggiungere più di 60 GW, si legge nella Strategia Energetica Nazionale. Il nodo è che nel 2021 sono stati installati circa 1,3 GW di solare ed eolico: davvero troppo poco per rispettare gli obiettivi prefissati. Nel primo semestre del 2022 sono stati installati 1,2 GW, sempre una quota irrisoria: dati alla mano,  con le autorizzazioni rilasciate fino a dicembre 2022 il MASE stima si arriverà a 7 GW.

Più di un anno fa l’associazione Elettricità Futura, composta dalle aziende del settore elettrico di Confindustria, aveva dato disponibilità a “investire 85 miliardi di euro nei prossimi 3 anni per installare 60 GW di nuovi impianti rinnovabili e creare 80.000 nuovi posti di lavoro” si legge sul sito. “60 GW di nuovi impianti rinnovabili faranno risparmiare 15 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, ovvero il 20% del gas importato. Ovvero, oltre 7 volte rispetto a quanto il Governo stima di ottenere con l’aumento dell’estrazione di gas nazionale”. Una proposta alla quale non è stato dato seguito né dal governo Draghi né quello di Giorgia Meloni.

Le emissioni in Italia oggi ammontano a circa 350 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Per abbassarle del 55% (rispetto ai livelli del 1990) dovremmo scendere nel 2030 a meno di 200 milioni di tonnellate annue. È necessario dunque fare di più sul fronte della produzione di energia rinnovabile, sull’adeguamento delle infrastrutture di rete, sull’efficientamento energetico e sulla mobilità sostenibile.

Prossime tappe

L’accordo provvisorio del 30 marzo 2023 richiede l’adozione ufficiale del Parlamento europeo e del Consiglio. Una volta completato l’iter, la nuova norma sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione ed entrerà in vigore.

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