Bonus auto e bonus colonnine di ricarica per auto elettriche: il no degli ambientalisti agli incentivi ai motori a combustione

19, Set 2022 | Efficienza energetica, NEWS DAL MONDO SUNCITY

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Nuovi incentivi, bonus auto e bonus colonnine di ricarica sono stati inseriti nel dpcm del 5 agosto scorso, mirati alla riconversione e sviluppo della filiera del settore automotive. In particolare, per l’anno 2022, è previsto l’innalzamento al 50% dei contributi finora previsti per l’acquisto di veicoli non inquinanti, nell’ipotesi in cui l’acquirente abbia un reddito inferiore a 30 mila euro:

-fino a un massimo di 7.500 euro di contributi con rottamazione (6.000 euro senza rottamazione) per l’acquisto di veicoli di categoria M1 nuovi di fabbrica omologati in una classe non inferiore ad Euro 6, con emissioni comprese nella fascia 0-20 g/km CO2 (elettrico), con prezzo dal listino ufficiale della casa automobilistica produttrice pari o inferiore a 35.000 euro IVA esclusa;

fino a un massimo di 6.000 euro di contributi con rottamazione (3.000 euro senza rottamazione) per l’acquisto di veicoli di categoria M1 nuovi di fabbrica omologati in una classe non inferiore ad Euro 6, con emissioni comprese nella fascia 21-60 g/km CO2, con prezzo di listino ufficiale della casa automobilistica produttrice pari o inferiore a 45.000 euro IVA esclusa.

Come funzionano gli incentivi per l’installazione di colonnine di ricarica per le auto elettriche 

Via libera per il 2022 anche al contributo per l’installazione di colonnine di ricarica per le auto elettriche: per chi ha un reddito inferiore a 30mila euro, il dpcm prevede anche il cosiddetto bonus colonnine elettriche che andrà a coprire i costi legati all’acquisto di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici diretto a privati e condomini.

Il contributo, scrive il Ministero dello Sviluppo Economico in una nota, è pari all’80% del prezzo di acquisto e posa in opera, nel limite massimo di 1.500 euro per richiedente e di 8.000 euro nel caso in cui le opere ricadano sulle parti comuni di edifici condominiali.

L’incentivo è riconosciuto nel limite di spesa di euro 40 milioni, a valere sulle risorse del Fondo automotive.

Gli obiettivi del Governo sono di realizzare entro il 2026 oltre 20.000 punti di ricarica rapida in superstrade e nei centri urbani, di cui almeno 7.500 stazioni di ricarica super-veloci su strade extraurbane (autostrade escluse) e almeno 13.755 stazioni di ricarica veloci nei centri urbani.

Italia in quinta posizione a livello europeo per colonnine di ricarica

Sono oltre 60.000 le colonnine in Germania contro le 23.000 dell’Italia

La situazione italiana per numero di punti di ricarica per i veicoli elettrici, secondo i dati dell’ultimo report ACEA, l’associazione europea dei costruttori di automobili, vede il nostro Paese posizionarsi al quinto posto in Europa per colonnine di ricarica, con oltre 23mila punti.

Se messo a confronto con Olanda e Germania, il dato italiano è inferiore: pur occupando appena il 10% del territorio del Vecchio Continente, nei due Paesi si concentra la metà dei punti di ricarica elettrica d’Europa (più di 90.000 colonnine in Olanda e oltre 60.000 in Germania).

Gli ambientalisti ricorrono al Tar contro gli incentivi per i motori a combustione 

Legambiente, WWF Italia, Greenpeace Italia, Kyoto Club, Cittadini per l’aria, con il supporto e il coordinamento di Transport & Environment, hanno deciso di ricorrere al TAR contro il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 6 aprile 2022, che ha stabilito il “Riconoscimento degli incentivi per l’acquisto di veicoli non inquinanti” per gli anni 2022, 2023 e 2024. Incentivi che rappresentano 3 miliardi di fondi pubblici in tre anni, esauritisi velocemente per alcune categorie di auto, quelle della fascia di emissioni 61-135 g/km di CO2, ovvero le ibride senza spina, le auto a metano e le diesel più piccole, quelle dai prezzi più abbordabili.

In una nota congiunta le associazioni fanno sapere che “I bonus auto in Italia hanno fallito, perché sono stati dati anche per le auto con motori a combustione che devono essere abbandonate al più presto: abbiamo speso 3 miliardi di fondi pubblici in tre anni, ma abbiamo in circolazione il numero più basso di auto elettriche di tutta Europa (l’8% del mercato, contro il 20% continentale). Un fallimento anche dal punto di vista del mercato dei veicoli a combustione tradizionali: si vende, infatti, il 34% in meno di auto rispetto al 2019. Acquistiamo, dunque, meno auto e consumiamo meno carburanti (entrambi sempre più cari). Al tempo stesso, ci sono meno autobus in circolazione e utilizziamo meno i treni rispetto al 2019. Segno evidente che non stiamo sostenendo la mobilità sostenibile e pulita e nemmeno la libertà di movimento degli italiani”.

E aggiungono: Tutte le leggi e i decreti hanno sempre giustificato l’esborso di denaro pubblico con la motivazione di sostenere la transizione all’auto “non inquinante” e all’economia circolare. Eppure, caso unico in Europa, abbiamo impiegato la gran parte dei 3 miliardi spesi in questi tre anni per auto a combustione altamente inquinanti, con emissioni sino a 135 grammi di CO2 per km. In nessun altro Paese europeo si finanziano auto con motore a combustione interna, ad eccezione della Romania che fa comunque meglio dell’Italia, visto che gli incentivi si arrestano ai 120 grammi di CO2 per km. Inoltre, il decreto scritto dal Mise ha contribuito a rendere limitante e complicato l’accesso ai bonus per l’auto elettrica (limiti sui modelli, sui beneficiari, sui redditi e incongruenze relative al tetto massimo).

“Si corre il rischio concreto di spendere ingenti fondi pubblici per l’immatricolazione nel nostro Paese di autovetture più difficilmente vendibili nei paesi europei rispettosi dei target di emissione cui anche l’Italia è vincolata, avendo espressamente recepito la direttiva (UE) n. 2019/1161”, concludono le associazioni. Ricordiamo che Bruxelles ha approvato la proposta della Commissione Ue di rendere obbligatoria entro il 2035 lo stop alle vendite di auto a benzina e diesel e l’immissione sul mercato Ue di auto nuove a zero emissioni.

Bonus auto: un confronto tra Italia e Germania

Le associazioni fanno notare come in Germania, grazie ai bonus auto siano state invece privilegiate le auto green. “Anche i tedeschi hanno già speso circa 3 miliardi in incentivi, ma solo sulle auto completamente elettriche (0-20 grammi di emissioni di CO2 per km) e plug-in (21-50 grammi). I due terzi delle auto nuove sono stati acquistate dalle imprese o dalle società di noleggio o di sharing, senza indebitare le famiglie. Da noi è avvenuto il contrario. Ora, sulle strade tedesche circolano 660 mila auto elettriche e 550 mila plug-in. In Italia, invece, 150 mila elettriche e 155 mila plug-in: quattro volte di meno. Abbiamo dunque speso quanto in Germania (che conta 80 milioni di abitanti), le famiglie italiane si sono indebitate e abbiamo molto meno auto pulite rispetto a loro. Dal punto di vista economico, sociale e ambientale, è un completo fallimento”.

Come sostenere allora la mobilità sostenibile?

Sono altri, invece, gli investimenti pubblici necessari per promuovere la mobilità per tutti e la transizione ecologica – dichiarano le associazioni – : bonus solo per i mezzi elettrici (non solo le auto) e, soprattutto, investimenti e aiuti nella riconversione produttiva (comprese misure di economia circolare per batterie o microchip) e nell’offerta di servizi di mobilità sostenibile, elettrica, digitale, pubblica o condivisa (sharing mobility) e per la ciclabilità. Altri tipi di “ecobonus” esistono: il governo italiano ha appena aperto agli incentivi di 60 euro per gli abbonamenti ai mezzi pubblici per andare al lavoro: una misura positiva, ma lo stanziamento è limitato a soli 180 milioni. Inoltre, è necessario potenziare l’offerta. In Italia, grazie al PNRR, stiamo acquistando 3.400 bus elettrici e a metano, ma dovremmo aggiungere altri 7.000 bus elettrici all’anno per cambiare tutti quelli in circolazione, entro il 2030. Grazie al PNRR realizzeremo 11 km di nuove metropolitane, ma ne servono altri 200 per raggiungere la media europea. Servono anche nuovi 400 km di linee tranviarie e altrettanti di filovie per eguagliare l’offerta tedesca o francese.”

Sono tanti ancora oggi i falsi miti sull’auto elettrica da contrastare, come spieghiamo in questo approfondimento.

Le organizzazioni ambientaliste che hanno promosso il ricorso al TAR chiedono quindi al governo di mettere fine a qualsiasi incentivo all’acquisto di auto con motori a combustione, di privilegiare gli interventi a sostegno della riconversione industriale verso la mobilità elettrica e gli investimenti nelle infrastrutture di mobilità sostenibile a zero emissioni, gli unici che possono garantire sostenibilità sociale e ambientale nei tempi più brevi possibili.

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