Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha inviato alla Commissione europea la proposta di decreto con gli incentivi per le comunità energetiche rinnovabili ovvero per la diffusione di forme di autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. La proposta di decreto dovrà ora attendere il via libera della Commissione Ue necessario per l’entrata in vigore.
Promuovere le fonti rinnovabili e ridurre le bollette: sono questi infatti i principali obiettivi delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), driver importante nella transizione ecologica verso l’efficienza energetica facendo sì che la produzione di energia elettrica avvenga in modo condiviso e con un risparmio per tutti.
Si tratta di un decreto incentrato su due misure: da un lato una tariffa incentivante sull’energia prodotta e autoconsumata con tariffe distinte per fasce di potenza e dall’altro un contributo a fondo perduto finanziato con 2,2 miliardi del PNRR. I benefici previsti riguardano tutte le tecnologie rinnovabili, quali ad esempio il fotovoltaico, l’eolico, l’idroelettrico e le biomasse.
Ma andiamo con ordine.
Cosa sono le CER
Le comunità energetiche rinnovabili sono sistemi realizzati dai clienti finalizzati dall’art. 31 della legge 199/2021 e sono formate da un gruppo di persone o consumatori di energia che costituiscono un vero e proprio soggetto giuridico, con lo scopo di produrre e auto-consumare l’energia pulita prodotta da fonti rinnovabili (tipicamente da fotovoltaico).
Nascono per fornire benefici ambientali, economici e sociali ai membri della Comunità e servono a raggiungere gli obiettivi prefissati per il 2030 oltre a rafforzare ulteriormente il percorso di sicurezza energetica dell’Italia valorizzando il territorio.
Chi può formare una CER
Possono formare una Comunità energetica rinnovabile i seguenti soggetti:
- cittadini;
- imprese;
- associazioni;
- enti locali;
- condomini;
- terzo settore;
- cooperative;
- enti religiosi;
- piccole imprese;
- medie imprese;
L’obiettivo dell’associazione di questi soggetti non può essere quello di realizzare profitti finanziari per cui la formula associativa dovrà rispettare questo limite (sono ammesse dunque le forme di associazioni e cooperative senza fine di lucro); l’impianto non deve essere necessariamente di proprietà dei membri che ne usufruiscono ma può essere messo a disposizione da uno dei membri o da un soggetto terzo.
I due modelli sono:
a) Autoconsumo Collettivo: gruppi di auto consumatori di energia rinnovabile, che agiscono collettivamente. Si intendono clienti finali che operano su siti propri, vicini ai luoghi di consumo, che producono, immagazzinano e vendono energia elettrica autoprodotta con metodi rinnovabili. Tali attività non devono costituire l’attività prevalente; Rientrano in questo modello i Condomini.
b) Comunità di energia rinnovabile: una libera associazione, i cui azionisti o membri sono persone fisiche, piccole e medie imprese (PMI), enti territoriali o autorità locali, comprese le amministrazioni comunali, di consumer ubicati nelle prossimità dell’impianto di generazione, che la acquistano a un prezzo calmierato e ne usufruiscono, e prosumer (coloro che producono e distribuiscono l’energia in eccesso) a livello della stessa cabina elettrica. Anche in questo caso, per le imprese private, la partecipazione alla comunità non deve essere l’attività prevalente.
Quali sono gli incentivi per le CER
Incentivo in tariffa
La prima proposta contenuta nel decreto è un incentivo in tariffa incentivante sull’energia prodotta e autoconsumata. Chi vorrà associarsi in una configurazione di autoconsumo potrà ottenere una tariffa incentivante sulla quota di energia condivisa da impianti a fonti rinnovabili con un risparmio sui costi dell’energia. La potenza finanziabile è pari a complessivi 5 gigawatt (GW), con un limite temporale fissato a fine 2027 per la richiesta dell’incentivo (che una volta ottenuto avrà durata di 20 anni). L’incentivo è rivolto a tutto il territorio nazionale: dal piccolo comune alla città metropolitana.
Contributo a fondo perduto
Riguarderà invece solo le comunità energetiche realizzate nei comuni sotto i 5000 abitanti, la misura che permette l’erogazione di contributi a fondo perduto fino al 40% dell’investimento. L’intervento può riguardare sia la realizzazione di nuovi impianti che il potenziamento di impianti già esistenti: in questo caso la misura è finanziata con 2,2 miliardi di euro del PNRR fino al 30 giugno 2026 e punta a realizzare una potenza complessiva di almeno 2 giga watt e una produzione indicativa di almeno 2.500 gigawattora ogni anno. Chi otterrà il contributo a fondo perduto potrà chiedere di cumularlo con l’incentivo in tariffa.
Chi può beneficiare degli incentivi?
Possono beneficiare degli incentivi per le comunità energetiche rinnovabili, gruppi di cittadini, condomini, piccole e medie imprese, ma anche enti locali, cooperative, associazioni ed enti religiosi: chi sceglierà di associarsi ad una Comunità.
Come accedere agli incentivi?
I gruppi di cittadini, condomini, piccole e medie imprese, enti locali, cooperative, associazioni ed enti religiosi che si assoceranno in una Comunità dovranno:
– individuare sia un’area dove realizzare l’impianto con tecnologie rinnovabili che altri utenti connessi alla stessa cabina primaria.
- creare una CER con un atto costitutivo del sodalizio che abbia come oggetto sociale prevalente i benefici ambientali, economici e sociali.
- effettuare una verifica preliminare con il soggetto gestore della misura, il GSE, che potrà verificare preliminarmente l’ammissibilità dei soggetti interessati al fine di garantire la possibilità concreta di accedere ai benefici della misura.
- Ottenuta l’autorizzazione si procede a installare e connettere l’impianto o gli impianti alla rete, per renderlo operativo
- richiedere l’incentivo al GSE (per il contributo a fondo perduto bisogna tassativamente abitare in un comune sotto i 5 mila abitanti) sul sito www.gse.it entro 90 giorni successivi alla data di entrata in esercizio degli impianti
- Gli impianti ammessi a questi contributi devono entrare in esercizio entro 18 mesi dalla data di presentazione della richiesta e comunque non oltre il 30 giugno 2026
- Il Gse aprirà lo sportello per la presentazione delle richieste entro 60 giorni dalla data di pubblicazione del decreto. Il termine ultimo per la presentazione delle richieste è fissato al 31 marzo 2025, a meno che le risorse disponibili vadano esaurite.
Quali sono i vantaggi delle CER
I vantaggi sono molteplici, in primis sul piano del risparmio in bolletta per gli aderenti alle CER attraverso l’autoconsumo effettivo o i benefici derivanti dalla distribuzione tra i membri delle comunità degli incentivi per le comunità energetiche rinnovabili; inoltre si contribuisce alla produzione di energia da fonti rinnovabili con minori costi dell’energia per cittadini e imprese e si aprono nuove opportunità economiche per i territori coinvolti.
Esistono inoltre altri incentivi ad hoc previsti già nel 2019 dal Milleproroghe e regolati dal decreto del Ministero dello Sviluppo economico del 16 settembre 2020, che definisce nel dettaglio la tariffa per l’energia autoconsumata.
I vantaggi in dettaglio:
– I partecipanti alle CER beneficiano di un incentivo di Energia condivisa per 20 anni.
– Le fasce di potenza incentivate per il calcolo della tariffa premio applicabile all’energia elettrica condivisa spettante (importo che si aggiunge al valore dell’immissione in rete ai Prezzi Zonali) sono tre:
- impianti fino a 600 kW la tariffa è composta da un fisso di 60 € per MWh e la tariffa premio non può superare i 100€ per MWh;
- impianti fino tra 200 kW e 600 kW la tariffa è composta da un fisso di 70 € per MWh e la tariffa premio non può superare i 110€ per MWh;
- impianti al di sotto o pari di 200 kW la tariffa è composta da un fisso di 80 € per MWh e la tariffa premio non può superare i 120€ per MWh.
Inoltre sono state definite delle correzioni della tariffa premio per impianti fotovoltaici a seconda della zona geografica:
- 4€ in più per MWh più per le regioni del centro Italia (Lazio, Marche, Toscana, Umbria, Abruzzo);
- 10 € in più per MWh per le regioni del nord Italia (Emilia-Romagna,, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto).
Per quali spese sono ammessi i contributi?
Le spese per le quali si può beneficiare dei contributi sono:
- realizzazione di impianti a fonti rinnovabili (a titolo di esempio: componenti, inverter, strutture per il montaggio, componentistica elettrica, etc.;
- fornitura e posa in opera dei sistemi di accumulo;
- acquisto e installazione macchinari, impianti e attrezzature hardware e software, comprese le spese per la loro installazione e messa in esercizio;
- opere edili strettamente necessarie alla realizzazione dell’intervento;
- connessione alla rete elettrica nazionale;
- studi di perfettibilità e spese necessarie per attività preliminari, ivi incluse le spese necessarie alla costituzione delle configurazioni;
- progettazioni, indagini geologiche e geotecniche il cui onere è a carico del progettista per la definizione progettuale dell’opera;
- direzioni lavori, sicurezza;
- collaudi tecnici e/o tecnico-amministrativi, consulenze e/o supporto tecnico-amministrativo essenziali all’attuazione del progetto.
- Sono finanziabili in misura non superiore al 10% dell’importo ammesso a finanziamento le seguenti spese:
- spese di autoconusumo individuale di energia rinnovabile a distanza;
- comunità energetiche rinnovabili realizzate da clienti finali ai sensi dell’art. 31 del 199/2021;
- configurazioni di autoconusumo per la condivisione dell’energia rinnovabile;
- potenziamento di un impianto alimentato da fonti rinnovabili.
Qual’è l’importo massimo per il finanziamento?
Le spese di cui sopra citate sono finanziabili in misura non superiore al 10% dell’importo ammesso a finanziamento. Le spese sono ammissibili nel limite del costo di investimento massimo di riferimento pari a:
- 1.500 € k.W, per impianti fino a 20 kW;
- 1.200 € k.W, per impianti di potenza superiore a 20 kW e fino a 200 kW;
- 1.100 € k.W per potenza superiore a 200 k W e fino a 600 kW;
- 1.050 € k.W, per impianti di potenza superiore a 600 kW e fino a 1.000 kW.
Ricordiamo che bisogna attendere la pubblicazione del decreto per avere certezza degli importi e delle tariffe incentivanti.
Il Vademecum di SunCity sulle Comunità Energetiche
Indipendentemente dal modello, tutte le comunità energetiche sono accomunate da uno stesso obiettivo: l’autoproduzione di energia e l’autoconsumo come soddisfacimento del proprio fabbisogno energetico, ma anche l’ottimizzazione dei consumi, cedendo l’energia non autoconsumata alla rete per i consumi degli altri partecipanti alla comunità (energia condivisa), a prezzi accessibili ai membri. Le soluzioni tecniche possono essere molteplici, di conseguenza il sistema normativo e regolamentare è articolato e complesso.
SunCity ha quindi deciso di fornire informazioni utili e operative per chi intende valutare e, auspicabilmente attivare, questa nuova opportunità attraverso un Vademecum sulle Comunità Energetiche Rinnovabili in cui risponde ai quesiti più importanti sulle CER, quali la normativa di riferimento, i limiti tecnici, i vincoli sulle tipologie di aziende/attività che possono accedere alle CER, le differenze tra incentivi previsti per le CER, ed il meccanismo dello scambio sul posto, come viene remunerata l’energia messa in rete e non autoconsumata, e tanti altri ancora.
Il Vademecum SunCity sulle CER è scaricabile qui.
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