DM FER2 e incentivi rinnovabili: critiche le associazioni

9, Set 2022 | Efficienza energetica, NEWS DAL MONDO SUNCITY

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Il tanto atteso DM FER2, che contiene previsioni per gli incentivi delle fonti rinnovabili innovative o con costi di generazione elevati con il fine di contribuire al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, è stato accolto dalle associazioni di settore con una pioggia di critiche, come già successo in passato.

«Il FER2, che attendiamo da oltre tre anni, se rimane nella versione licenziata dal MITE e dal MIPAFF che è stata fatta circolare in questi giorni, non permetterà al settore delle rinnovabili di definire importanti investimenti e prospettive di sviluppo per il futuro. – afferma il presidente del Coordinamento FREE, Livio de Santoli – Il provvedimento che dovrebbe finanziare le tecnologie rinnovabili innovative, in questa versione le affosserà definitivamente».

Cosa prevede lo schema del DM FER 2

Lo schema di decreto interministeriale FER2 del Ministero della Transizione ecologica, di concerto con il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali stabilisce le modalità e le condizioni in base alle quali gli impianti di produzione alimentati da biogas e biomasse, solari termodinamici, geotermoelettrici ed eolici off-shore che presentano caratteristiche di innovazione e ridotto impatto sull’ambiente e sul territorio, possano accedere agli incentivi.

Nello specifico definisce i contingenti totali disponibili per l’intero periodo 2022-2026, differenziati tra: 

–  biogas fino a 300 kW e biomasse fino a 1000 kW, per 150 MW complessivi;

–  solare termodinamico fino a 300 kW, per 5 MW complessivi;

–  solare termodinamico oltre 300 kW e fino a 15 MW, per 75 MW complessivi;

–  geotermico tradizionale con innovazioni, senza limiti di potenza, per 100 MW
complessivi;

–  geotermico a emissioni nulle, senza limiti di potenza, per 40 MW complessivi

–  eolica off-shore floating, senza limiti di potenza, per 3500 MW complessivi;

–  geotermico tradizionale con innovazioni, per rifacimenti senza limiti di potenza, per
150 MW complessivi.

Tali contingenti sono definiti complessivamente per l’intero periodo e non sono ripartiti per area geografica. Inoltre, lo schema di decreto interministeriale FER2 prevede che le date di svolgimento delle procedure nelle quali sono messi a disposizione i contingenti siano definite nelle regole operative proposte dal GSE e approvate dal Ministero della Transizione Ecologica, garantendo almeno tre procedure nell’intero periodo per gli impianti eolici off-shore e una procedura l’anno per gli altri impianti, senza identificare ulteriori criteri né principi per l’allocazione dei contingenti alle varie sessioni d’asta.

Le critiche delle associazioni al DM FER2

«Per l‘eolico off shore galleggiante, che rappresenta un’occasione industriale per l’Italia, il contingente d’incentivazione è passato da 5 a 3,5 GW, con una tariffa base di 185 €/MWh, senza chiarire come si intendano gestire gli oneri di realizzazione delle infrastrutture di connessione che gravano pesantemente sui costi di costruzione della tecnologia floating, caratterizzata da distanze dalla terraferma notevolmente più grandi rispetto a quelle con fondazioni fisse e dalla necessità di prevedere la realizzazione di sottostazioni di trasformazione anch’esse necessariamente di tipo galleggiante. – continua la nota del Coordinamento FREE – Ciò può infatti, senza mezzi termini, decretare la scomparsa dell’eolico floating dal panorama italiano e generare un gap tecnologico e produttivo difficilmente colmabile in futuro».

«E anche per altre tecnologie il discorso è analogo – prosegue la nota del Coordinamento FREE – per le biomasse il contingente di 150 MW nella somma tra biogas e biomasse da utilizzare nell’arco di 5 anni è oggettivamente ridicolo: 30 MW anno. Anche qui un grave errore di valutazione: si mettono insieme nello stesso contingente Biogas e Biomasse, ed è una scelta incomprensibile, sono due tecnologie diverse che necessitano contingenti separati. Le tariffe di riferimento per le biomasse, inoltre, non tengono conto dell’aumento dei costi d’investimento e di gestione degli impianti. Nel settore biogas, con riferimento agli impianti fino a 300kW, gli operatori chiedono di rivedere i criteri di accesso agli incentivi e di rivedere i valori della tariffa in modo che tengano conto dell’incremento dei costi di costruzione degli impianti e delle materie prime, nonché dell’inflazione. Si riscontrano difficoltà nelle misure dedicate al prosieguo della produzione per gli impianti biogas esistenti, in particolare ai criteri assurdi definiti e legati ai limiti di distanza dalla rete e all’alimentazione dell’impianto che, se non modificati, pregiudicherebbero moltissime, se non tutte, le iniziative in corso. Le cose non vanno meglio per la geotermia per la quale si riscontra una sproporzione assurda tra tradizionali nuovi e rifacimento con innovazione, 250 MW contro solo 40. Che almeno gli impianti innovativi ad emissioni zero abbiano lo stesso contingente di quelli tradizionali nuovi!».

Anche il Consorzio Italiano Biogas e il Consorzio Monviso Agroenergia chiedono di rivedere attentamente il testo in una lettera inviata al Ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, al Ministro per le politiche agricole, Stefano Patuanelli, e al Presidente della Conferenza delle Regioni e delle province autonome, Massimiliano Fedriga. L’ultima versione del decreto non permetterà al settore «di definire investimenti e prospettive di sviluppo per il futuro», lamenta il CIB (che accorpa circa 800 aziende agricole produttrici di biogas e biometano da fonti rinnovabili e 221 società industriali fornitrici di impianti, tecnologie e servizi per la produzione di biogas e biometano) e CMA (che rappresenta più di 150 aziende agricole titolari di impianti di produzione di  biogas e di altri impianti agroenergetici e oltre 350 aziende agricole fornitrici presenti in Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Trentino-Alto Adige). Particolari criticità si riscontrano anche nelle misure dedicate al prosieguo della produzione per gli impianti biogas esistenti. CIB e CMA chiedono che lo schema di decreto riveda i criteri legati ai limiti di distanza dalla rete e alla dieta d’impianto che, laddove non riviste, pregiudicherebbero moltissime iniziative in corso.

E ancora, sul solare termodinamico, il Coordinamento FREE è critico. «Infine, la scelta dell’incentivo al solare termodinamico ha un sapore amaro, visto che si parla di una tecnologia tutta italiana che è stata fatta fallire non dando l’autorizzazione per motivi paesaggistici a due piccoli impianti commerciali che avrebbero permesso la partecipazione delle imprese italiane a bandi da miliardi di dollari nei paesi arabi. – conclude Livio de Santoli – Abbiamo aspettato tre anni, chiedendo sistematicamente confronti mai concessi e ora ci ritroviamo con un provvedimento in bozza che paralizzerebbe qualsiasi innovazione, con grave responsabilità per un governo oltretutto scaduto. C’è ancora tempo per modificarlo ed il Coordinamento FREE è a disposizione per farlo».

Anche Elettricità Futura, la principale associazione del mondo elettrico italiano, non ha fatto mancare al MiTE le proprie osservazioni sullo schema di decreto FER 2, che secondo l’Associazione dovrebbe essere «maggiormente ambizioso in termini non solo di contingenti e tariffe base, ma anche di tecnologie e categorie di intervento previste». Viene richiesto più spazio per bioenergie, eolico offshore “tradizionale”, fv offshore e solare termico.
Tra le prime osservazioni, Elettricità Futura «reputa necessario che il DM FER 2 preveda non solo misure a sostegno di nuova capacità, ma anche per il mantenimento della capacità esistente, con particolare riferimento alle bioenergie. La valorizzazione di questi asset, favorendo interventi di ammodernamento e rifacimento, garantirebbe il mantenimento di significativi volumi di energia rinnovabile programmabile senza ulteriore consumo di suolo, con positive ricadute sia sull’adeguatezza del sistema elettrico, sia sulla sicurezza degli approvvigionamenti, con benefici ambientali innegabili.
Tra le fonti oggetto del decreto, inoltre, Elettricità Futura ritiene che «debba essere ricompreso anche il fotovoltaico offshore, mentre per il solare termodinamico andrebbe ipotizzata anche la promozione di assetti ibridi (solare CSP e CCGT). Dovrebbe essere considerata anche la tecnologia che consente lo sfruttamento della forza mareomotrice per la produzione di energia elettrica, ancora sperimentale e con un potenziale significativo di sviluppo».

Infine, per quanto riguarda il parere dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) sul DM Fer 2 l’Autorità richiama alcuni aspetti che richiedono particolare attenzione e potrebbero essere oggetto di modifiche e/o integrazioni.

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