Superbonus, stop alle fake news: sono numerosi gli appelli delle associazioni che in questi giorni invocano un’operazione verità sulla maxi agevolazione di Stato, prevista dal Decreto Rilancio per realizzare interventi di efficientamento energetico e che permette di detrarre il 110% delle spese sostenute in 5 anni, che fa sempre più discutere.
Vediamo le principali notizie fuorvianti del momento.
La “fake” dei fondi finiti
Su alcune testate, anche autorevoli, sono comparsi titoli che spiegavano come i fondi del Superbonus fossero finiti in quanto a maggio erano “stati prenotati lavori ammessi all’agevolazione per 33,7 miliardi contro i 33,3 miliardi “stanziati”.
In realtà, dato che il Superbonus 110 funziona attraverso le detrazioni fiscali e non “a rimborso” non sono stati stabiliti dei limiti di finanziamento, ma i 33,3 miliardi sono la cifra che costituisce la copertura finanziaria stabilita dal Decreto Rilancio per la quale non è previsto un blocco all’incentivo determinato da un contatore. Pur essendoci una differenza dunque di 0,4 miliardi da colmare non sussistono problemi di copertura da parte dei fondi dello Stato.
Di conseguenza, per chi ha avviato i lavori di ristrutturazione in seguito delle autorizzazioni ricevute dall’Enea non sono previsti problemi connessi al superamento dei fondi ma probabilmente si avranno ritardi per la ripresa dei normali flussi di cessione crediti con le banche. Diverso lo scenario se il contratto con l’impresa è stato firmato, ma si è in attesa del via libera della banca alla cessione del credito: in questo caso purtroppo molte aziende si trovano in stallo in attesa di eventuali novità normative. In questa situazione le parti possono risolvere il contratto o il privato può comunicare all’impresa la propria volontà di non avviare i lavori in attesa che si chiarisca la situazione.
La “fake” che il Supebonus genera ritorni economici inferiori alla spesa
Dalle tabelle aggiornate dell’Enea, a fine giugno il totale degli investimenti ammessi alla detrazione al 110% ammontava a 35,2 miliardi di euro (dai 30,6 miliardi di maggio), con detrazioni a carico dello Stato previste a fine lavori per 38,7 miliardi (con un aumento del 14,8% rispetto ai 33,7 miliardi del mese precedente).
Secondo lo studio appena pubblicato da Nomisma (commissionato da Ance Emilia Area Centro) i 38,7 miliardi di euro già investiti hanno comportato un aumento di occupazione nel settore delle costruzioni per un totale di 634mila occupati. Per quanto riguarda le famiglie, nonostante alcune evidenze mostrino che la misura abbia favorito in media i ceti medio-alti, ben 483mila famiglie con reddito medio-basso (sotto i 1.800 euro) hanno avuto l’occasione di effettuare lavori di riqualificazione energetica profonda alla propria abitazione a costo zero.
La “fake” che il Superbonus da oggi non esiste più
Altra confusione è stata generata dalle date che riguardano il Superbonus 110%.
Le norme sul Superbonus avevano stabilito al 30 giugno 2022 la data entro cui terminare il 30% dei lavori agevolati sulle unifamiliari. La crisi delle materie prime e le modifiche normative sulla cessione del credito e gli adempimenti necessari a ottenere la detrazione hanno però comportato incertezze e ritardi che non avrebbero permesso di rispettare la scadenza.
Con le novità previste dal DL Aiuti (entrato in vigore il 15 luglio) sono stati prorogati i termini per completare il 30% dei lavori agevolati con il Superbonus sulle unifamiliari: i soggetti che, entro il 30 settembre 2022, hanno completato il 30% dell’intervento complessivo, possono ottenere il Superbonus sulle spese sostenute entro il 31 dicembre 2022. Nel computo del 30% possono essere compresi anche i lavori non agevolati con il Superbonus.
Inoltre, con la circolare n. 23/E del 23 giugno 2022, l’Agenzia delle Entrate ha fatto chiarezza sulle date per usufruire della detrazione per le spese sostenute per interventi di efficientamento energetico e di riduzione del rischio sismico e di installazione di impianti fotovoltaici e di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici, in seguito alla pubblicazione del poster ENEA sui bonus casa aggiornato a giugno 2022.
Il fisco ha chiarito che la maxi agevolazione del 110% si applica alle spese sostenute entro il:
-30 giugno 2022 dalle associazioni e società sportive dilettantistiche iscritte nell’apposito registro (articolo 5, comma 2, lettera c), Dlgs n. 242/1999), limitatamente ai lavori destinati ai soli immobili o parti di immobili adibiti a spogliatoi. Per tali enti infatti non è stata prevista alcuna proroga;
-30 settembre 2022 per gli interventi effettuati su unità immobiliari dalle persone fisiche al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, arte o professione, ovvero per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2022, a condizione che alla data del 30 settembre 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 30% dell’intervento complessivo, nel cui computo possono essere compresi anche i lavori non agevolati;
-30 giugno 2023 dagli Iacp comunque denominati nonché dagli enti aventi le stesse finalità sociali dei predetti istituti, istituiti nella forma di società, che rispondono ai requisiti della legislazione europea in materia di “in house providing”, per gli interventi di risparmio energetico e dalle cooperative di abitazione a proprietà indivisa ovvero per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2023, a condizione che al 30 giugno 2023 siano stati effettuati lavori per almeno il 60%o dell’intervento complessivo;
-31 dicembre 2025 dalle Onlus, dalle organizzazioni di volontariato e dalle associazioni di promozione sociale, iscritte negli appositi registri;
-31 dicembre 2025 dalle persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, arte o professione, per interventi su edifici composti da due a quattro unità immobiliari distintamente accatastate, posseduti da un unico proprietario o in comproprietà da più persone fisiche, con una progressiva diminuzione della percentuale di detrazione (110% per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2023; 70% per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2024; 65% per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2025);
-31 dicembre 2025 dai condomìni, con una progressiva diminuzione della percentuale di detrazione (110% per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2023; 70% per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2024; 65% per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2025).
Per quanto riguarda i cambiamenti inerenti le percentuali di detrazione, il 110% sarà disponibile per tutto il 2023. Dall’inizio del 2024, però, la detrazione fiscale passerà al 70% e l’anno successivo scenderà al 65%. Da mesi, è noto che il Governo non ha intenzione di prorogare ulteriormente la misura quindi a fine 2025 è quasi certo che il Superbonus 110 non sarà rinnovato.
La “fake” dell’ “equivalenza Superbonus = truffe”
È stato detto che il Superbonus 110% è al centro delle frodi fiscali registrate negli ultimi mesi passati: la questione, però, è piuttosto controversa, soprattutto politicamente. Stando alle elaborazioni dell’Agenzia delle entrate, presentate il 10 febbraio dal direttore Ernesto Maria Ruffini alla Commissione bilancio del Senato, soltanto il 3 per cento delle frodi è attribuibile al Superbonus, mentre il 46 per cento al bonus facciate e il 34 per cento all’eco-bonus. “Draghi sbaglia due volte quando parla di truffe in edilizia: la prima perché fa di tutta un’erba un fascio confondendo il Superbonus con gli altri bonus. La seconda perché riconduce tutte le truffe alla sola agevolazione del 110 per cento”, ha detto Riccardo Fraccaro, parlamentare 5 stelle.
“Come confermato dal Ministro Franco le truffe sono quasi esclusivamente relative ad altri bonus, non riguardano se non in minima parte il Superbonus, proprio perché prevede asseverazioni e controlli. Alla luce di queste dichiarazioni viene meno ogni alibi. Il governo lavori subito per far ripartire i cantieri del superbonus bloccato ormai da troppo”.
Le “fake” su Cessione del credito e Superbonus
L’annosa questione della cessione del credito e del blocco dei crediti è stata vincolata dai continui cambiamenti normativi degli ultimi mesi. Inoltre, in seguito allo scandalo delle frodi, molti istituti bancari e anche le stesse ditte appaltatrici sono titubanti nell’anticipare il credito. Il timore, giustificato, è quello di non riuscire a riscattarlo.
Un parziale sblocco dei crediti sembra però possibile grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (il 15 luglio 2022) della conversione in legge del Decreto Aiuti che prevede che la cessione del credito corrispondente ai bonus edilizi venga semplificata.
La nuova regola (Articolo 14 del DL Aiuti) stabilisce che la cosiddetta “quarta cessione” possa essere effettuata verso tutti i soggetti diversi dalle persone fisiche, quindi anche piccole imprese o Partite IVA. L’unica condizione è che colui che acquista il credito dalla banca sia titolare di un conto corrente con la banca stessa, ovvero con la banca capogruppo. Prima, invece la quarta cessione era possibile solo verso clientela professionale come definitiva dalla Consob (con ristretti requisiti di dimensione).
Le norme attualmente in vigore prevedono:
–prima cessione sempre libera, ossia possibile nei confronti di qualunque soggetto interessato, sia da parte dei committenti sia da parte dei fornitori che hanno applicato lo sconto in fattura;
-seconda cessione da parte di chi ha acquistato il credito da un committente o da un fornitore solo all’interno del sistema degli operatori qualificati, vale a dire banche e intermediari finanziari iscritti all’albo, società appartenenti a un gruppo bancario, imprese di assicurazione autorizzate ad operare in Italia, con possibilità di una ulteriore cessione sempre nei confronti degli operatori “qualificati”;
-terza cessione solo nei confronti degli operatori qualificati, senza possibilità di ulteriori cessioni;
–cessione “libera” per le banche e le società appartenenti ad un gruppo bancario, che possono cedere in qualunque momento i crediti a propri correntisti clienti professionali privati, obbligati però ad utilizzare il credito solo in compensazione.
–la quarta cessione, ovvero quella verso soggetti diversi dalle banche, è possibile solo relativamente a ristrutturazioni edilizie agevolate nell’ambito delle quali la prima operazione di cessione è stata effettuata successivamente al primo maggio. Tutte le operazioni precedenti continuano ad applicare le vecchie regole, in base al quali si possono effettuare al massimo tre cessioni, la prima libera e le altre due esclusivamente verso le banche.
La nuova flessibilità sulla cessione del credito introdotta dal Decreto Aiuti non interviene direttamente sul problema dei crediti dei bonus bloccati ma dà la possibilità, per le banche, allargando la platea degli acquirenti, di cedere i nuovi crediti più facilmente, e questo potrebbe anche sbloccare quelli vecchi, nel caso in cui non siano già state effettuate tutte e tre le cessioni previste. La quarta cessione deve essere infatti l’ultima, ovvero chi va ad acquistare il credito relativo alle detrazioni edilizie da una banca di cui è correntista, non può successivamente rivenderlo.
Novità con effetto retroattivo
La nuova disposizione si applica anche alle cessioni o sconto in fattura comunicate all’Agenzia delle Entrate prima della data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto Aiuti. Fermo restando il limite massimo delle 4 cessioni. La retroattività va dunque ad applicarsi anche a crediti inseriti nella piattaforma prima dell’entrata in vigore della legge di conversione del DL Aiuti. Quindi, come già detto, un credito bloccato ha maggiori possibilità di sbloccarsi grazia all’allargamento della platea di potenziali acquirenti, ma solo se a monte la banca lo “accetta”.
La “fake” dell’equazione caro-materiali e Superbonus
L’impennata dei prezzi delle materie prime che si è verificata negli ultimi mesi non è riconducibile al Superbonus nel nostro Paese, non solo per gli obblighi di asseverazione dei prezzi, massimali e visti di conformità ma anche secondo le rilevazioni dell’indice dei prezzi delle costruzioni di Istat ed Eurostat, del quarto trimestre dell’anno scorso, che hanno rilevato una crescita del 20% sui dodici mesi nei 27 paesi UE. L’Italia si colloca sotto la media con un incremento del 9,7% mentre nei Paesi nei quali non ci sono i bonus per l’edilizia si registrano incrementi molto più consistenti. È il caso della Germania con +24,1%, Spagna +19%, rialzi tra il 23 e il 32% in Scandinavia. Le maggiori tensioni sui costi delle costruzioni emergono in Repubblica Ceca con un aumento del 43% e in Ungheria con il 74%.
“Il caro-materiali è un fenomeno geopolitico internazionale con intensità differenziata, e l’Italia si colloca tra quelli più virtuosi, anche nel primo trimestre 2022 – spiega in una nota il presidente ANCE Abruzzo e ANCE Chieti Pescara Antonio D’Intino -. Lo stato attuale dei cantieri, con monitoraggio a cura di ENEA e del Ministero della Transizione Ecologica ci parla di un sistema in fermento, al 31 maggio 2022,in Italia, ci sono circa 170.000 cantieri edili di Superbonus aperti per 30 miliardi di euro di investimenti ammessi a detrazione. Stiamo parlando di oltre l’1% del PIL, il 4% con i settori collegati. In Abruzzo, al 31 maggio, si rilevano 4.800 interventi con 1 miliardo di euro di lavori ammessi a detrazione e 672 milioni di investimenti per lavori conclusi. A fronte di questi dati, non ci faremo scoraggiare da eccesso di burocrazia e falsi problemi, continueremo a cercare un confronto serio ed obiettivo rispetto alle vere criticità per i bonus edilizi che sono la mancanza di certezza nel tempo e stabilità dello strumento di incentivazione. Chiediamo atti di responsabilità al Governo, chiediamo di essere messi in condizioni di lavorare a beneficio della ripresa economica e sociale, la nostra è una battaglia di civiltà per la certezza del diritto e per il rispetto che dobbiamo alle imprese che sono il motore dello sviluppo”.
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