Il caro materiali impazza e il governo stanzia quasi 10 miliardi di euro con il Decreto Legge Aiuti approvato ad inizio maggio per affrontare il rialzo dei prezzi che sta penalizzando le imprese e mettendo a rischio i piani del PNRR.
La crisi pandemica e l’attuale crisi geopolitica in atto in Europa dovuta alla guerra tra Russia e Ucraina, insieme all’inflazione hanno penalizzato gravemente le aziende italiane, con conseguente impennata dei costi di produzione, non solo a causa del consistente aumento del costo dell’energia ma anche per le difficoltà di approvvigionamento di alcune tipologie di materiali, dovuto all’aumento esponenziale del costo delle materie prime e dei componenti elettronici.
Cosa prevede il Decreto Legge Aiuti sul caro materiali?
Si tratta un investimento complessivo di circa 10 miliardi (di cui 9,5 aggiuntivi rispetto a quanto già stanziato) sia per le compensazioni, sia per le nuove gare, per tutto il settore fino al 2026, come si legge in una nota del Mims (Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili) che si aggiungono ai 470 milioni già previsti, per affrontare il caro materiali da costruzione, dei carburanti e dei prodotti energetici nel 2022 e assicurare la realizzazione delle opere pubbliche e dei progetti finanziati con le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e del Piano Nazionale Complementare.
Per fronteggiare il caro materiali da costruzione ed evitare che le nuove gare vadano deserte a causa del caro-materiali e dell’aumento dei prezzi dei carburanti e dell’energia, le nuove norme prevedono l’aggiornamento dei prezzari, misure di compensazione per i lavori eseguiti nel 2022 e l’adeguamento ai nuovi listini dei bandi pubblicati nell’anno in corso. Nel complesso sono stanziati 3 miliardi di euro per l’anno in corso, 2,55 miliardi per il 2023 e 1,5 miliardi per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026.
Cosa prevede il Decreto Legge Aiuti sul fronte dei prezziari delle lavorazioni?
In base a quanto previsto dal decreto-legge, le Regioni devono aggiornare i prezzari delle lavorazioni entro il 31 luglio 2022 (in caso di inadempienza interverranno gli uffici territoriali del Mims). Nel frattempo, però, “nelle more di questa revisione, le stazioni appaltanti potranno applicare un incremento del 20% rispetto ai prezzari in vigore al 31 dicembre 2021”. I prezzari aggiornati dalle Regioni -spiega il Mims- resteranno in vigore fino al 31 dicembre 2022 e potranno essere utilizzati fino al 31 marzo 2023 per i progetti a base di gara la cui approvazione sia avvenuta entro tale data. Anche per l’esecuzione dei lavori previsti negli accordi quadro e già aggiudicati alla data di entrata in vigore del decreto, le stazioni appaltanti, nei limiti delle risorse complessivamente stanziate, possono utilizzare i prezzari aggiornati.
Ampio anche il quadro di interventi a favore delle imprese, che cambia a seconda della data di aggiudicazione dell’appalto. Da una parte, infatti, “per tutti i contratti aggiudicati sulla base di offerte con termine finale di presentazione entro il 31 dicembre 2021 – spiega il MIMS – lo stato di avanzamento dei lavori relativo agli interventi eseguiti e contabilizzati nell’anno 2022 viene adottato applicando gli adeguamenti sopra definiti e i maggiori importi vengono riconosciuti dalla stazione appaltante nella misura del 90%”. In tali casi, “per pagare alle imprese le compensazioni per i lavori effettuati nel 2022 le stazioni appaltanti (…) possono accedere ai due fondi esistenti presso il MIMS che vengono rifinanziati: il primo, pari a complessivi 1,2 miliardi di euro (la precedente dotazione era pari a 200 milioni) per le opere previste dal PNRR, dal Piano Complementare e per quelle commissariate; il secondo, pari a 1,32 miliardi (la precedente dotazione era pari a 270 milioni) per il resto dei lavori pubblici”.
Cosa succede ai bandi delle opere finanziate dal PNRR e dal Piano complementare?
Per quanto riguarda i bandi che saranno pubblicati nel corso del 2022 relativi alle opere finanziate dal PNRR e dal Piano complementare e alle opere commissariate, per far fronte ai maggiori costi risultati dall’adeguamento dei prezzari viene istituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze un fondo specifico con una dotazione complessiva di 7,5 miliardi di euro (1,5 miliardi per ciascuno degli anni dal 2022 al 2026). Rimane valido il meccanismo stabilito fin dal 2021 per le risorse stanziate contro il caro materiali: le stazioni appaltanti, infatti, potranno ricorrere a questi fondi solo qualora non avessero le risorse necessarie nelle proprie casse.
Via alle domande di compensazione per il caro materiali del secondo semestre 2021
Affinchè il meccanismo di compensazione del caro materiali per le imprese sia del tutto operativo per affrontare il caro materiali del secondo semestre 2021, è necessaria la pubblicazione del decreto che traccia le variazioni dei prezzi dei materiali da costruzione e dà inizio al conto alla rovescia per la richieste delle imprese alle stazioni appaltanti. Il 12 maggio è stato infatti pubblicato il decreto del MISE del 4 aprile 2022 che mappa le variazioni percentuali superiori all’8% dei principali materiali da costruzione avvenute nel II semestre dell’anno scorso. Dal 13 maggio, dunque, le imprese edili che lavorano nei cantieri pubblici, possono richiedere alle stazioni appaltanti le compensazioni per l’aumento dei prezzi dei materiali avvenuto nel II semestre del 2021.Dalla stessa data, sarà possibile per le stazioni appaltanti accedere al Fondo caro materiali, creato l’anno scorso con il DL 73-2021, su misura per compensare le imprese.