Decreto FER, contratti PPA e rinnovabili: la soluzione al caro prezzi sul mercato energetico

10, Dic 2021 | Efficienza energetica

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Gli ambiziosi obiettivi di transizione energetica verso un sistema sempre più alimentato da fonti energetiche rinnovabili, definiti dai piani nazionali energetici (PNIEC PNRR) ed europei, che puntano a ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030, potranno essere raggiunti anche grazie ai Power Purchase Agreement (PPA), i contratti di acquisto di energia a medio-lungo termine, da impianti a fonti rinnovabili,  fotovoltaico in primis, che regolano la vendita di energia tra un produttore di rinnovabili e un soggetto acquirente (off-taker): questi accordi per la fornitura di energia permetterebbero infatti di contrastare l’aumento dei prezzi dell’elettricità e creerebbero le condizioni per lo sviluppo di nuovi impianti fotovoltaici ed eolici. Gli impianti potrebbero rendere sicuri i propri ricavi su tempi medio-lunghi, compatibili con le esigenze dei propri piani industriali, senza necessità di ottenere incentivi dallo Stato.

Come è noto, i prezzi dell’elettricità hanno raggiunto livelli record in molti paesi dell’UE nelle ultime settimane, con un aumento del prezzo dell’energia elettrica all’ingrosso triplicato in 14 mesi. Questo è dovuto ad un incremento dei prezzi delle materie prime (in particolare del gas e di un’eventuale carenza di volumi per il futuro prossimo) e del prezzo della CO2.
A metà ottobre 2021 la Commissione europea ha approvato i contratti aziendali di acquisto di energia rinnovabile (PPA) come parte della risposta all’aumento dei prezzi dell’energia e del caro bollette, all’interno di un pacchetto di raccomandazioni e strumenti per poter per guidare gli Stati membri dell’UE contrastare gli attuali prezzi elevati del gas e dell’elettricità.

Per non alimentare ulteriormente queste incontrollate esplosioni dei prezzi e per proteggere i consumatori e le imprese europee vulnerabili dagli sviluppi volatili del mercato energetico, la Commissione europea sostiene l’importanza strategica dei contratti PPA. E riferisce “La transizione energetica verso energia pulita e rinnovabile è la migliore garanzia contro i futuri shock dei prezzi sul mercato elettrico”. Con la sicurezza di un prezzo fisso dell’elettricità a lungo termine, questi accordi possono coprire i rischi e gli sbalzi del mercato.

I PPA, come già detto,  sono dei contratti di fornitura a lungo termine tra un produttore di elettricità – ovvero un gestore di un impianto fotovoltaico – e un acquirente di energia elettrica. L’acquirente può essere un fornitore o un consumatore. Tali contratti di compra-vendita di energia, non essendo vincolati al gestore della rete elettrica pubblica, non incidono sullo stato dei mercati energetici o sui prezzi dell’energia elettrica. Ma rappresentano una valida alternativa.

I PPA sono tipicamente sottoscritti per lunghi periodi, garantendo alle aziende la fornitura di energia da fonti rinnovabili a prezzi competitivi, assicurando ai produttori la certezza finanziaria anche in assenza di incentivi e agli acquirenti un prezzo fisso dell’energia elettrica, coprendosi dai rischi di mercato. La Commissione ha incoraggiato gli Stati membri ad agevolare un più ampio accesso ai PPA, non solo dunque limitato alle grandi imprese, ma che includa le PMI, anche attraverso l’aggregazione della domanda degli utenti finali, nel rispetto delle regole di concorrenza.

I PPA permettono al proprietario dell’impianto di produzione di energia di cederla a vario titolo all’utente finale, situazione al momento rara nelle rinnovabili, soprattutto nella UE, dove normalmente il produttore di energia è anche il consumatore della stessa. Negli ultimi quattro anni l’industria europea si è assicurata 1,5 GW rinnovabili, di cui 1,3 GW di soli progetti eolici, proprio tramite PPA.

In Italia la formula è ancora poco diffusa, poiché dal lato della domanda, le aziende interessate a sottoscrivere PPA sono ancora poche a causa della complessità di gestire contratti di lungo periodo e a prezzi fissi o quasi rispetto ad un mercato molto volatile e poiché vi sono procedure autorizzative lente ed enti pubblici che si esprimono contro gli impianti.

All’estero invece sono sempre più comuni gli esempi di operatori che imitano i colossi high-tech tipo Google, Amazon, Microsoft, Apple e altri colossi dell’informatica che, spinti dalla necessità di coprire il crescente fabbisogno energetico dei centri elaborazione dati, sono stati i primi a sottoscrivere contratti di lungo termine per le fonti rinnovabili. Sul mercato spagnolo e su quello britannico, il solare fotovoltaico  ha rappresentato la maggior parte delle offerte di PPA conquistando rispettivamente una quota di mercato del 91% e del 66%.

I PPA nel Decreto FER

Nel DM FER 1,  vi era la disposizione per l’avviamento in Italia di una piattaforma di negoziazione di lungo termine dell’energia prodotta da fonti rinnovabili. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Direttiva RED II, in vigore dal 15 dicembre, è stato definito ciò che serve per raggiungere gli obiettivi di incremento della quota di FER attesi al 2030.
La strategia energetica nazionale prevede anche per l’Italia la possibilità di stipulare contratti di lungo termine per la vendita di elettricità da impianti fotovoltaici di grande taglia, mentre per i piccoli impianti rimane sempre la strada dell’autoconsumo. Con la riduzione dei costi dei componenti fotovoltaici (moduli e inverter) il MW installato arriva a un valore inferiore a 700mila euro. I grandi impianti fotovoltaici, grazie a un basso Lcoe (Levelized costof electricity), hanno raggiunto un buon livello di redditività.

In Italia il settore sta muovendo i primi passi da qualche tempo, sebbene manchino ancora le installazioni di grande taglia già operative e pronte a vendere l’energia in modalità PPA. Finora nel nostro Paese la potenza da rinnovabile installata con contratti di tipo PPA è poco significativa per il fotovoltaico si parla ad esempio di circa 200 MW. Eppure in Italia i dati economici sono favorevoli, grazie all’elevato prezzo dell’energia e alla buona insolazione. Un altro importante sistema di incentivo sul lungo periodo è dato dalle risorse previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza PNRR  a supporto delle rinnovabili con 4 miliardi di euro per l’incremento di capacità di RES (Renewable Energy Sources).

Il primo operatore ad aver creduto nel fotovoltaico senza incentivi è stato il fondo d’investimento inglese Octopus, che ha siglato contratti PPA per 170 MW con prezzo fisso per 5 anni. Uno dei più recenti PPA è stato realizzato dal gruppo Ferrero, il quale ha firmato un corporate PPA virtuale con Falck Renewables per due impianti fotovoltaici integrati con sistemi agricoli ubicati in Sicilia.

Sul lato dell’offerta, c’è un forte interesse da parte degli sviluppatori; sul mercato si affacciano via via investitori che stanno contrattualizzando accordi per una potenza inferiore ai 20 MW con un prezzo fisso per 10 anni.
In prospettiva si possono prevedere volumi molto maggiori, dell’ordine dei GW, con progetti di varie dimensioni: medie (15-30 MW) e grandi (50-100 MW), con formule finanziarie e contrattuali diverse a seconda dei soggetti, con contratti a 5/10 anni con prezzi fissi o variabili.

Questi continuano infatti ad essere strumenti importanti, in grado di accelerare lo sviluppo delle rinnovabili in Italia e quindi di contribuire a raggiungere gli obiettivi nazionali nel processo di decarbonizzazione del sistema energetico.

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