Promuovere le fonti rinnovabili e ridurre le bollette: questi i principali obiettivi delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), driver importante nella transizione ecologica verso l’efficienza energetica facendo sì che la produzione di energia elettrica avvenga in modo condiviso e con un risparmio per tutti. Un fenomeno in crescita, nonostante le difficoltà burocratiche. Per il 65% degli addetti ai lavori coinvolti nell’indagine realizzata da ANIE Rinnovabili e EY, il numero di CER in Italia crescerà considerevolmente nei prossimi tre anni, gli addetti ai lavori sono pronti, ma per partire va completato quanto prima il quadro normativo e degli incentivi per le CER.
Questo il sentiment raccolto tra gli addetti ai lavori dalla ricerca eseguita e presentata durante il convegno “Le comunità energetiche rinnovabili e le opportunità di sviluppo dell’energia condivisa”, promossa da Anie Rinnovabili in collaborazione con EY – Studio Legale Tributario.
La survey evidenzia infatti come il 65% del campione intervistato si aspetti che il numero di CER in Italia superi le cinquecento unità nel prossimo triennio e il 35% ritiene che se ne possano costituire più di 1.000. Una previsione che, se confermata, segnerebbe una crescita record di questa nuova configurazione: secondo l’ultima mappatura realizzata da Legambiente a maggio di quest’anno, infatti, in Italia esistono 100 CER. Di queste solo 35 sono operative, 41 sono in fase di progettazione e 24 stanno attivando le prime procedure verso la costituzione.
Secondo lo studio, inoltre, a trainare la diffusione delle comunità energetiche c’è la volontà di mettersi al riparo dal caro energia (40%). Una percentuale significativa (31%) indica anche ragioni legate all’ecosostenibilità.
C’è quindi un forte entusiasmo per questa nuova fattispecie giuridica che, di fatto, garantisce a cittadini, pubblica amministrazione, piccole e medie imprese e terzo settore di accedere a vantaggi economici e parafiscali oltre che ambientali e sociali attraverso la produzione, condivisione e consumo di energia prodotta da impianti a fonte rinnovabile. Gli addetti ai lavori hanno acquisito le competenze in materia, come dichiarano nove intervistati su dieci, anche se il 35% del campione ammette di non conoscerne in modo chiaro le applicazioni, segno evidente sono in una fase di analisi dei business model.
«I risultati della survey – commenta il segretario di ANIE Rinnovabili Michelangelo Lafronza – ci dicono che gli operatori di settore sono pronti a partire. Il loro sentiment è ampiamente positivo, con un 35 per cento che prevede la costituzione di oltre mille comunità energetiche nei prossimi tre anni. Tra la molteplicità dei business model adottabili gli addetti ai lavori ne individuano due: energy performance contracting e gestione operativa di servizio integrato. Ciò testimonia la volontà di essere parte integrante del progetto CER, attori in prima fila che si mettono in gioco per accompagnare i membri della CER ad ottenere quei benefici ambientali, economici e sociali. Cosa aspettiamo per partire? La delibera di ARERA attesa nelle prossime settimane ed a seguire la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto ministeriale, che tutti noi auspichiamo sia messo tra le priorità dell’agenda del nuovo ministro della transizione ecologica anche per consentire l’accesso alle risorse stanziate dal PNRR. L’uso delle tecnologie abilitanti la gestione in tempo reale sarà fondamentale per il successo delle iniziative, così come le semplificazioni delle procedure operative».
«Il tema della survey e dell’interessante confronto svoltosi oggi in collaborazione con ANIE Federazione e Anie Rinnovabili è di certo interesse, soprattutto in un momento particolarmente complesso e dinamico del mercato energetico come quello che stiamo vivendo. Le comunità energetiche potranno giocare un ruolo fondamentale nel processo di transizione energetica e di passaggio a una generazione a fonte rinnovabile e diffusa, oltre a una maggior capacità ed efficienza comportamentale dell’utente. Vi sono certamente delle complessità, dal punto di vista tecnico e giuridico, della regolazione e delle relative strutture e modelli di business- che meritano certamente un continuo confronto tra operatori del settore. Confidiamo che con la necessaria compartecipazione, dialogo e condivisione di competenze, le CER potranno e ben saranno implementate con adeguata scalabilità e conseguente beneficio sul territorio e nel mercato energetico» – commenta Mattia Riccardo Petrillo, Head of Energy & Efficiency Law Department dello Studio Legale Tributario di EY.
Come funzionano le CER
Grazie al Gruppo SunCity, Business Partner di A2A Life Company, che ha realizzato un documento in cui risponde ai quesiti più importanti sulle CER è possibile prendere parte alla rivoluzione dell’energia. La vostra abitazione, insieme alla casa di molte altre persone come voi, può essere infatti connessa per condividere l’energia e permettere a tutti l’autonomia energetica e il risparmio sulla bolletta necessari di fronte all’attuale crisi energetica. Cittadini, imprese e attività commerciali possono produrre, scambiare e gestire insieme l’energia elettrica prodotta da fonti energia rinnovabile condividendo uno o più impianti (< 200 kW) che siano entrati in esercizio dopo il 1° marzo 2020 o utilizzando le reti di distribuzione già in essere.
Le Comunità Energetiche Rinnovabili sono formate da un gruppo di consumatori di energia che costituiscono un vero e proprio soggetto giuridico, con lo scopo di produrre e auto-consumare la propria energia pulita (tipicamente da fotovoltaico).
Come funzionano? L’energia prodotta da impianti distribuiti sul territorio alimentati esclusivamente da fonti rinnovabili può essere condivisa da privati cittadini, PMI e amministrazione pubbliche che si trovano vicini agli impianti, contribuendo a ridurre i loro costi di approvvigionamento dell’energia.
Ma che cos’è una comunità energetica? Come si fa per costituire una CER?
La definizione di comunità energetica è contenuta nella direttiva (UE) 2018/2001 – RED2 – sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili e della direttiva (UE) 2019/944 sulle regole comuni per il mercato interno dell’energia.
I due modelli sono:
a) Autoconsumo Collettivo: gruppi di auto consumatori di energia rinnovabile, che agiscono collettivamente. Si intendono clienti finali che operano su siti propri, vicini ai luoghi di consumo, che producono, immagazzinano e vendono energia elettrica autoprodotta con metodi rinnovabili. Tali attività non devono costituire l’attività prevalente;
b) Comunità di energia rinnovabile: una libera associazione, i cui azionisti o membri sono persone fisiche, piccole e medie imprese (PMI), enti territoriali o autorità locali, comprese le amministrazioni comunali, di consumer ubicati nelle prossimità dell’impianto di generazione, che la acquistano a un prezzo calmierato e ne usufruiscono, e prosumer (coloro che producono e distribuiscono l’energia in eccesso) a livello della stessa cabina elettrica. Anche in questo caso, per le imprese private, la partecipazione alla comunità non deve essere l’attività prevalente.
Quali sono i vantaggi delle CER
I vantaggi sono molteplici, in primis sul piano del risparmio in bolletta per gli associati alle cosiddette CER, ma anche introdotti da incentivi ad hoc previsti già nel 2019 dal Milleproroghe e regolati dal decreto del Ministero dello Sviluppo economico del 16 settembre 2020, che definisce nel dettaglio la tariffa per l’energia autoconsumata. I vantaggi in dettaglio:
– I partecipanti alle CER beneficiano di un incentivo di 110 €/MWh di Energia condivisa per 20 anni.
– L’eventuale eccedenza di energia viene acquistata dal GSE (50-60€/MWh all’incirca 3 volte il prezzo all’ingrosso dell’energia).
– È riconosciuta un’esenzione degli oneri di rete e di sistema per effetto della coincidenza tra produzione e consumo con uno ristoro quantificato dall’Autorità per l’Energia di 8-10€/MWh.
– Per investire su impianto e i sistemi di accumulo, si beneficia delle detrazioni fiscali del 50% sugli impianti FER e per una parte della capacità installata (fino a 20kWp) anche le agevolazioni previste dal Superbonus 110%. I vincoli per la costituzione di una CER sono che tutti i partecipanti devono essere serviti dalla stessa cabina di trasformazione a BT e che il limite di potenza installata degli impianti non superi i 1000 kWp.
Indipendentemente dal modello, tutte le comunità energetiche sono accomunate da uno stesso obiettivo: l’autoproduzione di energia e l’autoconsumo come soddisfacimento del proprio fabbisogno energetico, ma anche l’ottimizzazione dei consumi, cedendo l’energia non autoconsumata alla rete per i consumi degli altri partecipanti alla comunità (energia condivisa), a prezzi accessibili ai membri. Le soluzioni tecniche possono essere molteplici, di conseguenza il sistema normativo e regolamentare è articolato e complesso.
Il Vademecum di SunCity sulle Comunità Energetiche
SunCity ha quindi deciso di fornire informazioni utili e operative per chi intende valutare e, auspicabilmente attivare, questa nuova opportunità attraverso un Vademecum sulle Comunità Energetiche Rinnovabili in cui risponde ai quesiti più importanti sulle CER, quali la normativa di riferimento, i limiti tecnici, i vincoli sulle tipologie di aziende/attività che possono accedere alle CER, le differenze tra incentivi previsti per le CER, ed il meccanismo dello scambio sul posto, come viene remunerata l’energia messa in rete e non autoconsumata, e tanti altri ancora.
Il Vademecum è scaricabile qui.
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