Brutte notizie per la mobilità elettrica. Nella manovra economica 2022, da approvare definitivamente entro il 31 dicembre, non è previsto alcun incentivo per l’acquisto di auto green. La mancanza dei bonus nella Legge di Bilancio, fondamentali per sostenere le aziende del settore e per favorire la transizione ecologica ed energetica della mobilità, ha suscitato le proteste delle Associazioni che rappresentano in Italia il mondo della mobilità sostenibile e le filiere automotive (Anfia, Aniasa, Assofond, Federauto, Motus-E, Ucimu, Unrae) che commentano: “l’Italia vuol fare la transizione della mobilità senza stanziare fondi a sostegno della domanda e dell’offerta. Urgente un piano strategico per evitare gravi danni ambientali, economici e sociali”.
Tali assenze, inoltre, rischiano di non far raggiungere all’Italia i target di veicoli a zero e bassissime emissioni stabiliti dal Piano Nazionale Energia e Clima e di riduzione delle emissioni di CO2 al 2030 ed al 2050, già fissati a livello europeo e sottoscritti dal nostro Paese. In linea con la maggior parte dei Paesi avanzati, anche in Italia, dal 2035 saranno vietate le vendite di automobili nuove alimentate a benzina, gasolio, gas, mentre per furgoni e veicoli da trasporto commerciale leggeri tale divieto decorrerà dal 2040.
“La mancata previsione di un intervento strutturale nella Legge di Bilancio si somma all’assenza di misure specifiche nel PNRR nella componente “transizione energetica e della mobilità sostenibile”. In questo modo l’Italia diventa l’unico Paese europeo, con un’importante vocazione manifatturiera automotive, che non sostiene ed instrada il consumatore verso l’acquisto di auto e veicoli commerciali a zero e bassissime emissioni, né interviene con specifiche misure di salvaguardia dei livelli occupazionali” aggiungono le Associazioni.
Il comparto si augura dunque perlomeno che nei primi mesi del 2022 venga introdotta una nuova serie di aiuti. “Chiediamo al Presidente Draghi, ai Ministri competenti Giorgetti e Cingolani, nonché al Ministro Franco, di porre rimedio tempestivamente alla totale assenza di politiche per l’automotive in un momento estremamente delicato per il settore, mantenendo fede agli impegni annunciati e dando attuazione alle misure da tempo condivise ed esplicitate in modo unito da tutti gli attori” concludono.
ANFIA, l’associazione nazionale filiera industria automobilistica, e MOTUS-E, che riunisce il mondo dell’industria, quello accademico e quello associativo allo scopo di accelerare lo sviluppo della mobilità elettrica in Italia, stimano che, senza agevolazioni, si verificherà un calo di immatricolazioni pari a 161.000 auto nell’arco di dodici mesi e che la quota di mercato italiana dei veicoli green crollerà al 5 per cento circa nel 2022, in netto calo se paragonata al 9,4 per cento del periodo gennaio-settembre del 2021.
Sebbene il mercato dell’auto non sia ancora uscito dalla crisi, il 2021 è stato per le vetture elettriche e ibride un anno positivo; secondo i dati del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti elaborati da ANFIA in Italia da gennaio ad ottobre sono state immatricolati oltre 476.000 nuovi veicoli di questo tipo, vale a dire il 38% delle auto totali vendute. Un vero e proprio salto in avanti se si considera che a inizio anno le auto elettriche/ibride in circolazione erano appena poco più di 595.000.
Peraltro, la presenza degli incentivi per l’acquisto di auto elettriche (Ecobonus di 4.000-6.000 euro), secondo il dossier di Rse “Total Cost of Ownership – TCO 2021” da poco pubblicato, vi è un “sostanziale pareggio” economico tra l’auto elettrica e quella tradizionale, su un orizzonte temporale di 5 anni.
Secondo i dati ACI, a inizio anno le auto elettriche e ibride iscritte nei registri della motorizzazione erano 595.807, vale a dire l’1,50% del totale. A guidare la classifica erano i veicoli ibridi (542.728), mentre quelli elettrici erano 53.079. A livello territoriale, le regioni con la maggior penetrazione di vetture green erano la Lombardia (dove le auto elettriche/ibride rappresentavano il 2,49% del parco auto regionale), il Trentino-Alto Adige (2,45%) e l’Emilia-Romagna (2,14%). Quelle con penetrazione minore, invece, erano la Campania (0,41%), la Calabria (0,47%) e la Sicilia (0,49%). In valori assoluti, la graduatoria nazionale vedeva al primo posto sempre la Lombardia (155.299 auto elettriche e ibride) seguita questa volta dal Lazio (73.847) e dal Veneto (64.264).
Sempre ANFIA e MOTUS-E avevano di recente sottolineato come (se ve lo siete persi ecco il nostro approfondimento) all’interno del cosiddetto “Fondo per la strategia di mobilità sostenibile”, uno strumento del Governo che dovrebbe contribuire al raggiungimento degli obiettivi indicati dal pacchetto di misure Fit for 55 della Comunità Europea e allo sviluppo delle rinnovabili, fosse “insufficiente” la prevista somma di 50 milioni di euro e ribadito come fosse necessario il potenziamento delle colonnine di ricarica la cui esigua presenza a livello nazionale, ostacola in modo determinante la crescita del comparto dell’E-mobility e la transizione energetica, condizionando lo sviluppo di mercato dei veicoli elettrici.
Secondo uno studio di Motus-E, tramite una gestione oculata dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza PNRR sarebbe possibile installare in Italia 21.400 punti di ricarica per i veicoli elettrici con un risparmio fino a 250 milioni di euro.
“La transizione energetica poggia su due pilastri fondamentali: le politiche di incentivazione per il rinnovo del parco auto circolante e la diffusione delle infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici, sia nelle città che sulla rete autostradale. Senza queste leve non riusciremo a raggiungere gli ambiziosi obiettivi nazionali ed europei. In particolare, senza colonnine sarà molto difficile convincere gli italiani a comprare veicoli elettrici”, dichiara Adolfo De Stefani Cosentino, Presidente di Federauto, la Federazione italiana dei concessionari auto.
Conclude De Stefani Cosentino: “La mobilità elettrica non può essere solamente uno slogan, peraltro disatteso dai fatti”.