La transizione energetica in Italia è basata sul gas fossile. È quanto emerge dalla mappa che raccoglie dati e numeri sugli impianti a fonti inquinanti nel nostro Paese, realizzata da Legambiente sull’insensata corsa dell’Italia verso le fonti fossili.
In Italia, ad oggi, sono più di 120 le infrastrutture a fonti fossili in valutazione presso il Ministero della Transizione Ecologica tra centrali a gas fossile, metanodotti, depositi, autorizzazioni per nuove trivellazioni e rigassificatori. Legambiente: “La Penisola sempre essere più lanciata verso una transizione energetica basata sul gas fossile, una strategia pericolosa per il clima e la salute pubblica, e inutile in tema di caro energia e indipendenza del Paese. Si acceleri su rinnovabili, efficienza, reti, accumuli e sulla legge per eliminare i sussidi alle fonti inquinanti”.
È un numero in continuo cambiamento tra nuove proposte e qualche rigetto che Legambiente ha “ricostruito” attraverso una mappa grafica che evidenzia non solo tutte le procedure autorizzative aperte, tenendo conto sia di quelle in attesa di approvazione e i progetti approvati dal 2020 ad oggi con verifiche di ottemperanza in corso, ma anche la corsa al gas che l’Italia continua a portare avanti in barba alla crisi energetica che sta mettendo in ginocchio le imprese, al caro bollette, alla crisi climatica e alle mancate opportunità di innovazione per il settore energetico e per i territori.
Legambiente, attraverso una Mappa dell’Italia Fossile, fa notare che sono ben 43 i progetti di riconversione e potenziamento su centrali termoelettriche a gas fossile in fase di autorizzazione. Secondo Legambiente poi sono stati individuati almeno 15 nuovi progetti di rigassificazione oltre ai più noti di Piombino e Ravenna, sarebbero stati programmati 2.300 km di nuovi metanodotti, di cui circa 1.000 km in aggiunta alla rete già esistente mentre sono 39 le istanze presentate al MITE (Ministero transizione ecologica) per ottenere permessi di ricerca e coltivazione di idrocarburi (trivellazioni) su ulteriori 76.694 kmq, in aggiunta agli attuali 33.618 kmq.
In sintesi, emerge un quadro preoccupante su cui, per Legambiente, è fondamentale che la prossima legislatura compia al più presto un cambio di rotta. Servono interventi e politiche concrete per accelerare lo sviluppo delle rinnovabili e che permettano la realizzazione di almeno 85 GW di nuovi impianti a fonti rinnovabili entro il 2030 con cui raggiungere l’84% di elettricità rinnovabile nel mix elettrico, come da proposta dell’associazione confindustriale Elettricità Futura. Fondamentale poi non realizzare nessuna altra nuova centrale a gas. Infatti, quelle costruite negli ultimi due decenni hanno prodotto una situazione di sovracapacità.
Sul medio periodo, per l’associazione ambientalista, sarà necessario intervenire in termini di sprechi visto che una certa quantità di gas metano viene dispersa lungo l’intera filiera delle infrastrutture a fonti fossili. Infine, va pianificata una strategia di medio – lungo periodo di uscita totale dal gas fossile, arrivando al 2040 all’obiettivo emissioni zero nette.
“La crisi climatica – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – sta accelerando il passo come dimostra anche l’aumento degli eventi metrologici estremi in Italia, come le ondate di calore e le alluvioni dell’estate che si è appena conclusa. Per frenarla è indispensabile mettere in campo interventi concreti non più rimandabili, a partire da una legge che elimini i sussidi alle fonti fossili, e politiche climatiche più coraggiose, come sottolineano anche i tanti giovani che domani scenderanno in piazza per il clima. Purtroppo, il nostro Paese per bilanciare la carenza di gas fossile, che prima arrivava in gran parte dalla Russia, sta scegliendo come soluzione l’utilizzo sempre maggiore delle fonti fossili da altri paesi grazie ai gasdotti e ai rigassificatori. Si tratta di un grave errore che si ripercuoterà anche sul clima. Le fonti su cui concentrare le risorse pubbliche e private devono essere il sole e il vento. Per questo – conclude Ciafani – è fondamentale puntare su semplificazioni, autorizzazioni veloci per gli investimenti su efficienza, accumuli, pompaggi, reti, impianti a fonti rinnovabili. Solo così si potrà far decollare la vera transizione ecologica che serve al Paese, che già oggi garantisce oltre milioni di occupati secondo i dati di Fondazione Symbola e Unioncamere, e che abbiamo sintetizzato nelle cento proposte presentate nei giorni scorsi, con un appello alla prossima legislatura che si può sottoscrivere online su www.legambiente.it”.
Famiglie e industrie in crisi per il caro energia
Cresce la preoccupazione delle famiglie e delle industrie che al momento non hanno alternativa al risparmio e all’efficienza energetica. L’ARERA (Autorità Regolazione Energia Reti Ambiente) ha comunicato che per i clienti tutelati dal 1 Ottobre il prezzo dell’energia elettrica aumenterà del 59% al trimestre Luglio-Settembre. Il costo energetico sarà perciò circa tre volte più alto rispetto al primo semestre del 2021.
Sono oltre 90mila le imprese che in Italia rischiano la chiusura entro la metà del 2023,anche a causa delle maxi-bollette in arrivo nei prossimi 12 mesi con una stangata prevista di 11 miliardi di euro come spieghiamo in questo articolo sulla crisi energetica.
Nel contempo i processi autorizzativi per l’installazione di impianti di produzione rinnovabile invece languono. Un esempio: si è persa traccia del decreto del Mite atteso per Aprile scorso sulla incentivazione delle Comunità Energetiche (CER) fondamentali per proteggere le famiglie dai rischi del mercato energetico.
A questo proposito ricordiamo che SunCity ha realizzato un documento in cui risponde ai quesiti più importanti sulle CER e racconta come la transizione ecologica ed energetica passi infatti anche attraverso i piccoli comuni in cui stanno crescendo oggi le esperienze che raccontano come una rivoluzione per il nostro sistema energetico sia possibile grazie ad innovazione e autoproduzione da rinnovabili
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