Legge di Bilancio, la transizione energetica ferma al palo

12, Gen 2022 | Efficienza energetica

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In seguito all’approvazione definitiva alla Camera della Legge di Bilancio 2022  il 30 dicembre scorso è ormai chiaro che riguardo alla transizione energetica, la Manovra contiene poche innovazioni concrete e risolutive per la lotta al cambiamento climatico e per la decarbonizzazione del Paese.

Legambiente ha denunciato le principali criticità in materia di iniziative per il contrasto al cambiamento climatico della Manovra: “La Legge di Bilancio da 32 miliardi approvata dalla Cameradichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambienteriflette le troppe contraddizioni con cui il Governo Draghi sta affrontando la giusta transizione ecologica ed energetica. L’impianto complessivo, a nostro avviso, non è coerente con l’impegno di combattere seriamente la crisi climatica. Lo dimostrano in prima battuta l’ennesimo rinvio al taglio dei sussidi alle fonti fossili su cui l’Esecutivo Draghi ha dimostrato di non avere coraggio, il mancato sostegno alle comunità energetiche e le poche risorse e misure previste per la mobilità sostenibile come il “Fondo per la strategia di mobilità sostenibile per la lotta al cambiamento climatico”, che inspiegabilmente interviene solo a partire dal 2023 e con soli 50 milioni. Su questi tre temi, il Governo Draghi doveva fare la differenza ma ciò non è avvenuto. E pensare che, per quanto riguarda i sussidi alle fonti fossili, era stata istituita una apposita Commissione che avrebbe dovuto produrre nel 2020 una proposta di graduale eliminazione/rimodulazione”. Cosa che non si è verificata.

Ad oggi” sostiene il presidente nazionale di Legambiente Ciafani i sussidi ambientalmente dannosi sono stimabili in 34,6 miliardi di euro, risorse che potrebbero essere utilizzate per spingere le innovazioni e aiutare le famiglie più in difficoltà. Riteniamo che dei 34,6 miliardi di euro ben 18,3 miliardi di euro siano eliminabili entro il 2025, cancellando i sussidi per le trivellazioni, i fondi per la ricerca su gas, carbone e petrolio, ma anche intervenendo sul diverso trattamento fiscale tra benzina gasolio, gpl e metano, sul meccanismo di Capacity Market per le centrali a gas e l’accesso al superbonus per le caldaie a gas. Le mancate scelte in campo ambientale rappresentano anche risposte mancate alla crisi sociale che milioni di cittadini stanno vivendo”.

Per quanto riguarda le altre misure della Legge di Bilancio, l’associazione precisa come, “la proroga del superbonus 110% per le case unifamiliari e indipendenti e quello per gli edifici che si trovano in comuni colpiti da eventi sismici rappresenta un primo passo, ma bisogna cambiare paradigma. Occorre stabilizzare, semplificare e migliorare la norma, renderla giusta ed equa, con una reale e concreta attenzione verso i ceti più deboli che sono gli stessi che si trovano in condizioni di povertà energetica, e deve essere corretto negli errori più evidenti come l’incentivo all’acquisto delle caldaie a gas da riportare al 50%.

Anche i passi che sembrano muoversi nella direzione giusta si rivelano insufficienti se privi di un piano di modifica strutturale che li sostenga. Ad esempio riguardo ai rincari delle bollette, sono previsti dei tagli diretti, ma se non si privilegia la transizione verso le energie rinnovabili questa misura equivale ad una soluzione temporanea e non definitiva. Per questo, secondo Legambiente, oltre a procedere con l’eliminazione definitiva i tutti gli oneri di sistema impropri dalle bollette elettriche, è fondamentale investire davvero nelle fonti rinnovabili e definire nuove politiche di efficienza energetica che, da oggi al 2030, possano portare ad una riduzione dei consumi del 50% in tutti gli edifici, residenziali e non, restando quindi in linea con gli obiettivi europei.

Il percorso verso la transizione energetica si conferma quindi ancora una volta pieno di contraddizioni e irto di ostacoli. Dietro alla politicamente conveniente bandiera politica della “transizione ecologica” vi è in realtà poco di concreto, e quel poco che c’è risulta essere insufficiente per generare un vero cambiamento.

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